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sabato 15 Novembre 2025

Legge Brambilla: rivoluzione nella tutela degli animali e il caso M90

La recente approvazione della legge Brambilla segna un punto di svolta nella legislazione italiana riguardante la tutela degli animali, rimodellando profondamente la loro posizione giuridica e la percezione sociale della gravità dei reati che li ledono.

Lungi dall’essere una semplice modifica normativa, si tratta di un’inversione di paradigma che eleva gli animali a esseri senzienti, detentori di diritti intrinseci e meritevoli di protezione diretta da parte dello Stato.

L’evento “Legge Brambilla: una riforma storica sui reati contro gli animali a Milano” ha offerto l’occasione per Michela Vittoria Brambilla, figura chiave nella promozione di questa innovativa legislazione e presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, di commentare un caso emblematico: l’imputazione coatta a carico di Maurizio Fugatti, Presidente della Provincia Autonoma di Trento, in relazione alla morte dell’orso M90.
Questo caso, tragicamente, incarna le tensioni e le implicazioni più profonde della nuova normativa.

La legge Brambilla non considera sufficiente la mera legalità formale di un atto che recide la vita di un animale.

L’attenzione si sposta sulla sofferenza inflitta, sulla “crudeltà” con cui l’atto è compiuto.

Nel caso dell’orso M90, l’assenza di anestesia, l’agonia prolungata causata dai proiettili, e la lamentata mancanza di un veterinario, come previsto dal protocollo Pacobace, rendono l’evento gravissimo, al di là di qualsiasi presunta autorizzazione.

La legge non permette di relegare la sofferenza a un dettaglio insignificante, ma la pone al centro del giudizio.

Questa nuova prospettiva giuridica introduce un cambio di prospettiva radicale rispetto alla precedente legislazione, che spesso relegava la protezione animale a un livello secondario, subordinato ad altri interessi.
La legge Brambilla riconosce che l’uccisione di un animale non è un mero atto di gestione del territorio o di controllo della fauna selvatica, ma un evento che può comportare una profonda sofferenza e che, pertanto, richiede un’attenzione particolare e una severa punizione in caso di violazione delle norme di tutela.

L’imputazione di Fugatti, per violazione dell’articolo 544-bis del codice penale, che disciplina l’uccisione di animali con crudeltà, con pene che possono arrivare fino a quattro anni di reclusione e sessantamila euro di multa, sottolinea la determinazione del legislatore a contrastare qualsiasi forma di maltrattamento e violenza nei confronti degli animali.

Questo segna un precedente importante, aprendo la strada a una maggiore consapevolezza e sensibilità verso il benessere animale a livello nazionale.

La vicenda M90, pertanto, non è solo un caso giudiziario, ma un monito e un catalizzatore per una nuova cultura della convivenza con gli animali.

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