A seguito di un’articolata indagine condotta dalla Distaccatura Antimafia di Bari (DDA), e su precisa indicazione del Ministro dell’Interno, il Prefetto di Bari, Francesco Russo, ha formalmente avviato un’azione di verifica particolarmente stringente sul Comune di Modugno.
L’iniziativa si traduce nella costituzione di una commissione ad hoc, dotata di ampi poteri istruttori, il cui compito primario è quello di accertare l’eventuale esistenza di infiltrazioni mafiose atte a condizionare l’amministrazione comunale.
La commissione, presieduta dal viceprefetto aggiunto Michelangelo Montanaro, vede la partecipazione del dirigente Maurizio Alicandro e del Comandante della Compagnia Carabinieri di Modugno, Maggiore Giovanna Bosso, a testimonianza dell’approccio sinergico tra diverse forze dell’ordine.
Un nucleo di supporto tecnico, composto da personale specializzato, affiancherà la commissione nelle attività investigative, garantendo l’efficacia e la completezza delle indagini.
La durata iniziale della commissione è fissata a tre mesi, con la possibilità di una proroga fino a un massimo di sei, a seconda dell’evoluzione del quadro emergenziale.
L’azione si innesca a seguito di un’indagine preliminare che ha portato all’arresto di Antonio Lopez, ex assessore alle Attività Produttive del Comune di Modugno, accusato di aver colluso con il clan mafioso Parisi.
Le accuse contro Lopez sono gravissime: aver acquistato consensi elettorali a prezzi irrisori (25 euro a voto) durante le elezioni del 2020 e, soprattutto, di aver operato come intermediario tra esponenti del clan Parisi e l’attuale sindaco, Nicola Bonasia, offrendo supporto elettorale in cambio di una posizione lavorativa.
La DDA di Bari ha ricostruito un quadro preoccupante, suggerendo che il sindaco Bonasia fosse pienamente consapevole dei rapporti compromettenti tra il suo assessore e l’organizzazione criminale.
Le indagini hanno inoltre rivelato tentativi di estensione di questa rete di collusione anche alle elezioni europee del 2024, con la promessa di voti in cambio di un compenso economico, stimato tra i 2.000 e i 3.000 euro, e la disponibilità a soddisfare richieste specifiche del clan mafioso barese.
La creazione della commissione d’indagine rappresenta un segnale forte e una risposta immediata da parte delle istituzioni, mirata a tutelare la legalità, a ripristinare la fiducia dei cittadini e a depurare l’amministrazione comunale da possibili elementi compromettenti.
L’approfondimento delle dinamiche investigative e l’accertamento delle responsabilità coinvolte rappresentano una priorità assoluta per le autorità competenti.
L’operazione testimonia l’impegno costante delle forze dell’ordine nella lotta alla criminalità organizzata e nella salvaguardia dei principi democratici.






