Il processo per la tragica scomparsa di Nicolò Borghini, il 34enne strappato alla vita il 19 gennaio scorso a Novara, prosegue con un’atmosfera densa di dolore e disorientamento.
Davanti alla Corte d’Assise, l’aula è stata teatro della testimonianza di Norma Iacaccia, madre della vittima e consorte dell’imputato, Edoardo, un uomo gravato da un’accusa di omicidio che ha scosso profondamente la comunità.
La donna, visibilmente provata, ha cercato di dipingere un quadro complesso della dinamica familiare, oscillando tra un’immagine protettiva nei confronti del figlio, descritto come un giovane vulnerabile, e una parziale revisione delle dichiarazioni rese immediatamente dopo la drammatica vicenda.
La testimonianza ha rivelato un conflitto interiore, un tentativo di conciliare l’affetto materno con la necessità di confrontarsi con la realtà dei fatti.
L’espressione “madre chioccia”, utilizzata per auto-definirsi, contrasta con l’ammissione, seppur a riluttanza, di aver assistito a una violenza inaspettata, un’escalation di comportamenti che l’avevano resa impotente.
“Non riuscivo a fermarlo, così non l’avevo mai visto” – parole che denotano un riconoscimento tardivo di una crisi profonda e inattesa.
Per fornire un quadro più completo e verificare la coerenza delle dichiarazioni, il Tribunale ha acquisito il verbale integrale della prima deposizione di Norma Iacaccia, resa nelle immediatezze successive al tragico evento.
Questo documento, ora disponibile per l’analisi, potrebbe rivelare dettagli aggiuntivi e chiarire eventuali incongruenze.
Oltre alla madre, sono stati ascoltati altri membri della famiglia Borghini, inclusi un fratello e una cognata, i quali hanno tentato di illuminare le complessità del carattere del giovane, evidenziando difficoltà comportamentali preesistenti.
Un quadro contrastante è stato fornito dal datore di lavoro di Nicolò, che lo ha descritto come un dipendente irreprensibile, privo di problemi di alcun tipo.
Questa disparità di percezioni sottolinea la difficoltà di ricostruire la personalità del defunto, offrendo prospettive divergenti e alimentando il dibattito sulla possibile matrice delle sue azioni.
Il processo, che si preannuncia lungo e doloroso, è stato rinviato al 17 dicembre, data in cui si prevede l’audizione dell’imputato Edoardo Borghini e di ulteriori quattro testimoni designati dalla difesa: due parenti e due vicini di casa.
L’obiettivo di queste udienze sarà quello di fornire un quadro più completo degli eventi che hanno portato alla tragedia, cercando di comprendere le motivazioni alla base del gesto di Edoardo e di ricostruire la dinamica familiare che ha condotto a questo irreparabile dramma.
Il racconto dei vicini potrebbe offrire uno sguardo esterno, prezioso per ricostruire l’atmosfera che precedette la tragica notte e per gettare luce sulle possibili tensioni latenti all’interno del nucleo familiare.







