Un’aula del Consiglio Regionale si è trasformata in un palcoscenico della memoria, dedicandosi a celebrare la complessa esistenza di Nino Garau (Cagliari, 1923-2020), figura emblematica di resistenza partigiana e dedizione all’istituzionalità.
Il convegno, un intreccio di testimonianze familiari, riflessioni accademiche e l’eco delle nuove generazioni, ha rappresentato un’occasione per ripercorrere un percorso umano e politico intriso di valori profondi e di un impegno costante per la democrazia.
L’apertura è stata affidata al Presidente dell’Assemblea, Piero Comandini, il quale ha delineato il profilo di Garau, non solo come partigiano, ma anche come amministratore scrupoloso, segretario generale del Consiglio Regionale fin dal 1949.
Questa doppia dimensione della sua vita, la ribellione giovanile e la successiva dedizione al servizio pubblico, ha offerto uno spunto per analizzare la necessità di conciliare la contestazione radicale con l’impegno istituzionale, un equilibrio spesso fragile nel panorama politico contemporaneo.
Comandini ha evocato il coraggio del giovane Nino, costretto a interrompere la sua formazione nell’Accademia Aeronautica di Forlì dopo l’armistizio, per trovare rifugio nel modenese, dove, a soli vent’anni, abbracciò la causa della Resistenza, fino a comandare una brigata partigiana.
“Geppe”, il suo nome di battaglia, incarnava un ideale di lotta per la libertà, un ideale che risuona con particolare urgenza nell’epoca attuale, segnata da conflitti globali, dalla guerra in Ucraina e dalla tragica situazione umanitaria a Gaza.
La guerra, come ammoniva Garau, non ha vincitori, solo vittime, un monito che invita a riflettere sulla futilità della violenza e sull’importanza del dialogo e della diplomazia.
Dino Garau, figlio del celebrato partigiano, ha offerto una toccante finestra sulla vita familiare, condividendo gli insegnamenti ricevuti, improntati alla libertà di pensiero, alla tolleranza, all’accoglienza e alla capacità di confrontarsi con opinioni diverse.
La sua testimonianza ha acceso un campanello d’allarme: l’attuale deriva sociale, caratterizzata da un’esaltazione della forza bruta e dalla prevalenza di un linguaggio polarizzato, rischia di soffocare la capacità di argomentare e di costruire un futuro basato sul rispetto reciproco.
La memoria di suo padre si configura, quindi, come una bussola per orientarsi in un mondo in rapida trasformazione.
Walter Falgio, presidente dell’Istituto Sardo per la Storia dell’Antifascismo e della Società Contemporanea (Issasco), ha approfondito il ruolo di Garau non solo come combattente, ma anche come testimone dei propri tempi, sottolineando il suo imperativo di dialogo intergenerazionale.
Questa eredità, lungi dall’essere un mero esercizio di memoria storica, si configura come un appello a coinvolgere attivamente le nuove generazioni nella riflessione sui valori democratici e sulla responsabilità civica.
L’importanza di trasmettere la memoria della Resistenza non è solo un dovere verso il passato, ma soprattutto un investimento sul futuro, per formare cittadini consapevoli e attivi, capaci di difendere i principi di libertà e giustizia.
Il convegno, pertanto, si è rivelato un momento significativo di riflessione e di impegno, un invito a riscoprire le radici della democrazia sarda e italiana, per costruire un futuro di pace e di prosperità.






