martedì 14 Ottobre 2025
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Povertà infantile in Italia: Istat lancia l’allarme, record dal 2014

Nel panorama socio-economico italiano del 2024, la persistenza della povertà assoluta, particolarmente impattante sui minori, emerge come una sfida strutturale che ostacola il pieno sviluppo e l’inclusione sociale di una significativa porzione della popolazione.

L’analisi Istat rivela un quadro allarmante: oltre 1,2 milioni di bambini e adolescenti, pari al 13,8% dei residenti, si trovano in condizioni di deprivazione materiale estrema, insufficiente a soddisfare i bisogni primari.
Questa incidenza, seppur apparentemente stabile rispetto all’anno precedente, rappresenta il livello più alto registrato dal 2014, segnalando un’incapacità a invertire la tendenza.
Le disparità territoriali sono marcate: il Mezzogiorno presenta una prevalenza di povertà infantile significativamente più alta rispetto al Centro (16,4% contro 12,1%), riflettendo le differenze strutturali in termini di opportunità economiche e servizi sociali.

L’età gioca un ruolo importante, con una incidenza che raggiunge il 14,9% tra i bambini dai 7 ai 13 anni, sottolineando l’importanza di interventi mirati per garantire un’adeguata istruzione e sviluppo cognitivo in questa fascia d’età.

Il peso della povertà assoluta si fa sentire in modo particolarmente intenso sulle famiglie che includono minori.

Quasi 734.000 nuclei familiari, che rappresentano il 12,3% del totale, si trovano in condizioni di deprivazione assoluta.
L’intensità della povertà, ovvero il rapporto tra il reddito necessario per superare la soglia di povertà assoluta e il reddito effettivamente percepito, è più elevata per queste famiglie (21,0%) rispetto alla media nazionale (18,4%), evidenziando una maggiore vulnerabilità e un impatto più profondo sulla qualità della vita dei bambini.

La cittadinanza, in questo contesto, emerge come un elemento cruciale.
La povertà assoluta colpisce in modo sproporzionato le famiglie straniere, dove l’incidenza raggiunge il 40,5%, contro l’8,0% delle famiglie composte esclusivamente da cittadini italiani.

Questa differenza drammatica riflette spesso barriere all’accesso al mercato del lavoro, discriminazioni, difficoltà linguistiche e una minore familiarità con i sistemi di welfare, che limitano le possibilità di integrazione socio-economica.

Le famiglie miste, con membri italiani e stranieri, presentano un’

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