L’evoluzione del precariato scolastico in Italia, in particolare per quanto riguarda il corpo docente di sostegno, configura una problematica strutturale che si è acuita negli ultimi anni.
I dati più recenti, forniti dall’Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori (Anief), rivelano un incremento preoccupante dei contratti a tempo determinato tra il 2021 e il 2024.
Si è passati, nell’organico di fatto, da 95.755 supplenze nell’anno scolastico 2021/22 a ben 111.341 nell’anno scolastico 2023/24, un aumento che testimonia una crescente dipendenza da figure temporanee per garantire il funzionamento del sistema educativo.
Le stime del sindacato indicano un’ulteriore espansione di questa tendenza nel 2025, pur in assenza di dati ufficiali pubblicati.
Questo fenomeno non è solo una questione numerica; incide profondamente sulla qualità dell’istruzione e sul benessere del personale scolastico.
La frammentazione del corpo docente, causata dalla natura temporanea dei contratti, ostacola la creazione di un ambiente scolastico stabile e coeso, penalizzando la continuità didattica e la possibilità per gli insegnanti di sviluppare progetti a lungo termine.
Inoltre, il precariato genera incertezza e frustrazione tra i docenti, limitando la loro motivazione e il loro impegno professionale.
L’attuale quadro normativo e gestionale, incentrato sull’utilizzo massiccio di contratti a termine, si rivela insostenibile.
La situazione è particolarmente drammatica per i docenti di sostegno, che si trovano spesso a ricoprire incarichi fondamentali per l’inclusione scolastica, ma in condizioni di estrema precarietà.
Questa disomogeneità e instabilità genera un circolo vizioso che compromette la capacità del sistema scolastico di rispondere efficacemente alle esigenze degli studenti, in particolare a quelli con bisogni educativi speciali.
L’auspicio è che la raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, attesa per il 2028, possa catalizzare un cambiamento strutturale.
La trasformazione dei posti in deroga in organico di diritto rappresenterebbe una svolta significativa, permettendo di destinare queste cattedre non solo alle supplenze annuali, ma anche alle immissioni in ruolo e ai trasferimenti di personale docente specializzato.
Questo passaggio andrebbe a significare una stabilizzazione del corpo docente, una riduzione del precariato e una maggiore garanzia di continuità didattica per gli studenti.
Le azioni sindacali intraprese dall’Anief hanno già contribuito, in passato, a ottenere progressi nella stabilizzazione del personale docente e nell’ampliamento delle opportunità di specializzazione attraverso corsi di formazione come i TFA e i percorsi Indire.
L’obiettivo primario rimane quello di porre fine all’abuso sistematico di contratti a termine, riconoscendo il valore e il diritto alla stabilità professionale del personale scolastico, in particolare di coloro che si dedicano con passione al sostegno degli studenti più vulnerabili.
La trasformazione attesa non è solo una questione di equità, ma un investimento nel futuro del sistema educativo italiano.






