La resilienza delle aree interne, spesso marginalizzate e segnate da dinamiche di spopolamento, risiede nella capacità di generare sinergie e creare modelli innovativi di welfare territoriale.
L’esempio virtuoso che emerge dalla Montagna Materana e dal piccolo comune di Cirigliano, in Basilicata, ne è una testimonianza lampante, e merita un plauso e un’attenta riflessione a livello regionale e nazionale.
L’iniziativa dei sindaci degli otto comuni della Montagna Materana, unitamente all’azione del sindaco di Cirigliano, dimostra come l’abbandono dei tradizionali approcci settoriali a favore di una visione olistica e integrata possa portare a risultati concreti per le comunità locali.
L’inaugurazione del nuovo Palazzetto dello Sport di Stigliano e la presentazione del sistema integrato di assistenza sanitaria di Cirigliano non sono eventi isolati, ma elementi di un progetto più ampio volto a rafforzare il tessuto sociale ed economico di queste zone.
La costruzione di un palazzetto dello sport con una logica comprensoriale, che lo renda un punto di riferimento per l’intera area e ne eviti l’obsolescenza dovuta alla dispersione demografica, rappresenta un cambio di paradigma rispetto alle precedenti esperienze di investimento localizzato, spesso destinati a diventare strutture inutilizzate nel tempo.
L’esempio di Cirigliano, il comune più piccolo della Basilicata, è ancora più significativo.
La sua trasformazione in un “laboratorio d’innovazione” per l’assistenza sanitaria, che integra servizi e competenze diverse, pone le basi per un nuovo modello di welfare territoriale, capace di rispondere in modo efficace alle esigenze di una popolazione anziana e dispersa.
Questa iniziativa non si limita a garantire l’accesso alle cure mediche, ma promuove anche la prevenzione, l’educazione alla salute e il supporto psicologico, elementi fondamentali per il benessere della comunità.
Il sistema sanitario regionale, e più in generale le istituzioni pubbliche, dovrebbero recepire e diffondere questo modello innovativo, adattandolo alle specificità di altri territori marginali.
Non si tratta di una mera imitazione, ma di un processo di apprendimento e di trasferimento di buone pratiche, volto a garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo di residenza, pari opportunità di accesso a servizi di qualità.
La sfida delle aree interne non può essere affrontata con interventi occasionali o con una logica assistenzialistica.
È necessario un cambio di mentalità, una visione strategica a lungo termine e un forte impegno da parte di tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni pubbliche ai privati, dalle associazioni di categoria alle cooperative sociali.
Solo così sarà possibile invertire la tendenza allo spopolamento, creare nuove opportunità di lavoro e sviluppo e restituire dignità e speranza a queste comunità.








