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Salis chiede a Nordio: trasferimento del processo in Ungheria?

A meno di un giorno dalla decisione del Parlamento Europeo che ha sancito la sua inviolabilità, Ilaria Salis, eletta al Parlamento Europeo con Alleanza Verdi e Sinistra, rivolge una sollecitazione formale al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, con l’obiettivo di avviare una procedura per il trasferimento del procedimento penale pendente nei suoi confronti in Ungheria.

La richiesta, carica di implicazioni legali e politiche, si pone come punto cruciale in una vicenda complessa che coinvolge accuse di lesioni personali aggravate, potenzialmente mortali, e presunta affiliazione all’organizzazione antifascista “Hammerbande”.

La vicenda, che ha generato un acceso dibattito in Europa e in Italia, si concentra sulle accuse che vedono Salis imputata in Ungheria per un episodio avvenuto nel 2018.

La richiesta di trasferimento, formalmente basata sui principi di mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie e sulla possibilità di garantire un giusto processo in un contesto giudiziario indipendente e trasparente, solleva questioni di portata più ampia.
Si intersecano, infatti, aspetti riguardanti la legittimità del sistema giudiziario ungherese, la tutela dei diritti fondamentali dell’imputata e la percezione di una potenziale politicizzazione del processo.
L’immunità parlamentare, recentemente confermata dal Parlamento Europeo, rappresenta una barriera formale alla procedibilità in Ungheria, ma non estingue le accuse.

Il trasferimento del processo in Italia consentirebbe di sottoporlo alla giurisdizione italiana, potenzialmente garantendo una valutazione più ampia delle prove e un’applicazione delle leggi italiane in materia di diritto penale e processuale.
La richiesta di Salis, supportata da una parte significativa del mondo politico italiano e da diverse organizzazioni per i diritti umani, è un monito sulla necessità di vigilare sulla salvaguardia dei principi fondamentali del diritto alla difesa, all’imparzialità del giudice e alla libertà di associazione.

La questione non si limita a un caso specifico, ma apre un dibattito più ampio sul ruolo dell’Italia nel contesto europeo in relazione alla protezione dei diritti individuali e alla garanzia di processi equi, soprattutto quando questi si svolgono in paesi membri con sistemi giudiziari potenzialmente compromessi da influenze politiche esterne.
La risposta del Ministro Nordio assumerà quindi un significato politico e giuridico di notevole importanza.

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