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martedì 18 Novembre 2025

Spazialismo: Fontana e gli Artisti che Hanno Rivoluzionato l’Arte Italiana

La mostra “Da Fontana a Crippa a Tancredi.
L’Avventura Spazialista”, curata da Nicoletta Colombo, Serena Redaelli, Giuliana Godio e con la consulenza scientifica di Luca Massimo Barbero, rappresenta un’importante tappa nella ricerca del Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto di Torino, focalizzandosi su un capitolo cruciale della storia dell’arte italiana del secondo dopoguerra: il Movimento Spazialista.

Più che una semplice retrospettiva, l’esibizione si configura come un’indagine approfondita del ruolo di questo movimento nel radicale processo di rinnovamento artistico che ha segnato l’Italia tra gli anni Quaranta e Cinquanta.
La seconda metà del Novecento ha visto l’arte italiana attraversare una trasformazione profonda, un’evoluzione in cui la concezione dello spazio assume un ruolo centrale.

L’abbandono della rappresentazione figurativa tradizionale porta gli artisti a esplorare nuove forme espressive, decostruendo la tela attraverso segni primari – linee, buchi, tagli – che ne rivelano la bidimensionalità e aprono varchi verso dimensioni inesplorate.

Lucio Fontana emerge come figura chiave, leader carismatico e provocatore, attorno al quale si raduna un gruppo eterogeneo di intellettuali, letterati, poeti e artisti, accomunati dalla ricerca di un’arte che trascenda i limiti della materia e del visibile.
La mostra, aperta al pubblico fino al 15 febbraio, presenta un nucleo di opere di 24 maestri, provenienti da collezioni pubbliche e private, e offre un percorso che parte da Fontana per poi abbracciare la figura di Roberto Crippa, artista che, pur dialogando con le tendenze internazionali dell’arte del gesto e del segno, sviluppa un linguaggio personale, caratterizzato da dinamismo vorticoso e spirali, che riflettono un’energia vitale e una passione per il volo, con echi surrealisti e richiami all’arte primitiva.

Il percorso espositivo si addentra nelle poetiche dei protagonisti dello Spazialismo milanese, fucina di sperimentazione e innovazione, includendo opere di Gianni Dova, Cesare Peverelli, Emilio Scanavino, Ettore Sottsass, Beniamino Joppolo e Aldo Bergolli.

Questi artisti, animati da interrogativi esistenziali e influenzati dal surrealismo, si confrontano con le idee e le istanze del loro tempo.

L’operato di Cardazzo, gallerista lungimirante, si rivela fondamentale: egli promuove un’apertura al confronto internazionale, coinvolgendo anche collezioniste di rilievo come Peggy Guggenheim, confermando così una dimensione cosmopolita e un’attenzione costante ai fermenti culturali che animano il panorama artistico mondiale.

La mostra non trascura l’importanza del contributo veneziano al movimento.

Tra il 1951 e il 1952, artisti come Virgilio Guidi, Tancredi Parmeggiani, Mario Deluigi, Edmondo Bacci, Vinicio Vianello, Gino Morandis, Bruna Gasparini, Ennio Finzi, Saverio Rampin e Bruno De Toffoli, si dedicano alla sperimentazione della fenomenologia spaziale, interpretando la pittura astratta degli anni Cinquanta attraverso una sensibilità veneta particolarmente attenta alla luce, al colore e alla creazione di un linguaggio che trasforma le scansioni spaziali in tramature astratte, esaltando il fascino del vuoto, l’energia palpitante dei segni e la potenza delle esplosioni cromatiche.

L’inclusività e la visione strategica di Cardazzo si traducono anche nell’accoglienza di figure internazionali, come Roberto Sebastián Matta Echaurren, Giuseppe Capogrossi, Enrico Donati e Remo Bianco, i cui lavori testimoniano le contaminazioni surrealiste, segniche e nucleari che permeano il clima interdisciplinare degli anni Cinquanta, arricchendo ulteriormente la complessità e la ricchezza del panorama artistico spazialista.

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