A Milano, la crescente tensione nel settore del trasporto pubblico locale si manifesta con una vibrante protesta davanti a Palazzo Marino, sede del Comune.
Tassisti, in un corteo di veicoli bianchi che ha temporaneamente paralizzato il traffico in Piazza Scala, esprimono un profondo malcontento, un grido d’allarme che riflette una complessa crisi di sistema.
Lo striscione srotolato sotto le finestre del Comune, con la lapida “Nel nome del vostro libero mercato ci volete ridurre schiavi, in ginocchio”, incarna la frustrazione di una categoria professionale che si sente soffocata da una concorrenza sleale e da un quadro normativo insufficiente.
La protesta, che ha visto la partecipazione di decine di persone, non è solo una reazione alla presenza di NCC (Noleggio con Conducente) che operano di fatto come taxi attraverso piattaforme digitali come Uber, ma esprime una più ampia sensazione di precarietà e di marginalizzazione.
Si tratta di un’emergenza che va oltre la mera competizione tra professionisti: è una questione di sopravvivenza economica e di difesa di un modello di servizio pubblico essenziale per la città.
Tuttavia, la mobilitazione non è compatta.
Diverse sigle sindacali, pur condividendo le ragioni alla base della protesta, hanno scelto di non partecipare attivamente, criticando i tempi e le modalità dell’azione.
In una nota congiunta, queste sigle sottolineano come la protesta rischia di oscurare la complessità del problema e di allontanare l’attenzione da soluzioni istituzionali più strutturate.
Secondo queste sigle, le difficoltà incontrate dal Comune e dalla Polizia Locale nell’applicazione di misure repressive efficaci derivano da una zona grigia interpretativa della legge, una situazione ben nota alla magistratura e alla Prefettura.
La normativa attuale permette a questi operatori di sfruttare lacune legali, operando al di fuori di un quadro regolamentare chiaro e trasparente.
La situazione è ulteriormente aggravata dall’imminente discussione in Consiglio Regionale di una modifica alla legge 6/2012 relativa al Trasporto Pubblico Locale (TPL).
Queste modifiche, se approvate, potrebbero innescare un regresso significativo, riportando il settore a condizioni precarie che rischiano di cancellare anni di progressi.
Tra le misure più preoccupanti figurano la revisione periodica delle tariffe, che potrebbe compromettere la sostenibilità economica delle attività, e una ridefinizione delle competenze regionali che, se non gestite con attenzione, potrebbero penalizzare il settore taxi e NCC, privandolo di strumenti di programmazione e regolamentazione fondamentali.
In definitiva, la protesta dei tassisti milanesi è un campanello d’allarme che richiede un’azione immediata e concertata da parte delle istituzioni, un dialogo costruttivo tra le diverse componenti del settore e una revisione urgente del quadro normativo per garantire un futuro sostenibile per il trasporto pubblico locale e la tutela dei diritti dei professionisti che lo animano.
È necessario superare le divisioni interne e affrontare con coraggio le sfide che si profilano all’orizzonte per evitare un ulteriore impoverimento del servizio pubblico e un danno irreparabile all’economia della città.




