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Terre del Primitivo: un cortometraggio denuncia l’eolico

Un’immersione visiva e sonora nel cuore pulsante delle Terre del Primitivo, un territorio sospeso tra la Magna Grecia e il Salento, si materializza in un cortometraggio che trascende la semplice documentazione per divenire un’invettiva appassionata.
Il musicista e compositore Ferdinando Arnò, affiancato dal talento del direttore della fotografia Stefano Tramacere, ne dà forma, intrecciando immagini mozzafiato e una colonna sonora originale che amplifica il messaggio di allarme.

Il racconto si dispiega da un’antica cantina, custode di saperi millenari, per poi perdersi tra le sinuose file di vite, i cespugli spinosi dei fichi d’India e le maestose masserie che punteggiano il paesaggio.

La composizione visiva, inizialmente idilliaca, evoca la ricchezza culturale e ambientale di un’area che ha visto fiorire civiltà e tradizioni.
La luce morbida, i colori caldi, la lentezza dei movimenti contribuiscono a creare un’atmosfera di profonda serenità.

Questa pacifica armonia viene bruscamente infranta dall’apparizione inattesa di turbine eolici, come spettri che si ergono a deturpare l’orizzonte.

Un’inquietudine crescente pervade le immagini, culminando in un finale amaro, sigillato da una lapida sonora: “Il miglior trucco del demonio è quello di averci fatto credere che non esiste.

” Non si tratta solo di un monito contro l’inganno, ma di una denuncia lucida e potente contro la miopia che porta a sacrificare il valore intrinseco di un territorio sull’altare di un progresso discutibile.
Arnò, attraverso il suo cortometraggio, non si limita a denunciare una minaccia concreta.

Il progetto di un vasto parco eolico, approvato contro ogni buon senso dal Ministero dell’Interno nonostante il rifiuto del Ministero dell’Ambiente, diviene il simbolo di un processo decisionale distorto, incapace di considerare la complessità del paesaggio e il diritto delle generazioni future a godere di un ambiente sano e preservato.

L’artista solleva un interrogativo cruciale: come conciliare lo sviluppo economico con la salvaguardia del patrimonio culturale e naturale?La sua battaglia si fonda su solide basi giuridiche.

Arnò richiama l’articolo 9 della Costituzione Italiana, che sancisce il diritto di ogni cittadino a vivere in un ambiente salubre, e la Convenzione europea del Paesaggio, che promuove la gestione sostenibile del territorio.

L’auspicio è che le Terre del Primitivo possano ottenere il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità UNESCO, un sigillo prestigioso che ne garantirebbe la protezione e ne valorizzerebbe il potenziale.

Ferdinando Arnò, con la sua esperienza maturata a fianco di artisti di fama internazionale – da Malika Ayane ad Andrea Bocelli, da Ennio Morricone a registi del calibro di Spike Lee e Gabriele Salvatores – porta a questo cortometraggio una sensibilità artistica raffinata e una profonda consapevolezza del ruolo dell’arte come strumento di denuncia sociale.
La sua casa di produzione, quiet, please!, si fa portavoce di un messaggio urgente: proteggere il paesaggio non è un atto di conservatorismo, ma un imperativo etico e un investimento per il futuro.
È una chiamata a riscoprire il valore intrinseco di un territorio, al di là dei meri interessi economici, e a difenderlo con passione e determinazione.

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