cityfood
cityeventi
sabato 15 Novembre 2025

Trapianto a Verona: un cuore artificiale apre a una nuova vita

A Verona, una storia di speranza e innovazione si intreccia con la memoria di un pioniere.

Nella notte scorsa, all’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, un uomo di 50 anni ha ricevuto un trapianto cardiaco, una nuova opportunità di vita resa possibile da un percorso che lo ha visto precedentemente supportato da un cuore artificiale, il primo impianto di questo tipo nella regione Veneto e un’ulteriore pietra miliare nella storia della cardiochirurgia italiana.

Questo intervento, complesso e delicato, ha richiesto un’équipe specializzata guidata dal direttore della Cardiochirurgia, Giovanni Battista Luciani, che ha coordinato le operazioni per dodici intense ore.

Il successo dell’operazione assume un significato particolare, collocandosi esattamente a quarant’anni di distanza dal primo trapianto di cuore realizzato in Italia, un evento epocale che si è consumato nella notte tra il 13 e il 14 novembre 1985 presso l’ospedale di Padova.
Un momento che ha inaugurato una nuova era nella lotta contro le patologie cardiache terminali.
L’emozione di Luciani, in un commento toccante, si è rivolta alla memoria del professor Gallucci, figura chiave nel panorama della cardiochirurgia italiana.

Gallucci, con una visione audace e preveggente, intuì fin dagli anni ’80 che l’integrazione di tecnologie meccaniche e biologiche avrebbe rappresentato il futuro della disciplina.

La sua lungimiranza ha anticipato l’avvento dei dispositivi di assistenza ventricolare e, successivamente, dei cuori artificiali, aprendo nuove frontiere nella cura dei pazienti con insufficienza cardiaca gravissima.
Il paziente, precedentemente affetto da una condizione clinica in rapido deterioramento, necessitava urgentemente di un supporto temporaneo, una sorta di “ponte” tecnologico in attesa di un organo compatibile.

L’impianto del cuore artificiale, prodotto dalla società francese Carmat, si è rivelato cruciale per mantenerlo in vita e permettergli di raggiungere il momento cruciale del trapianto, reso possibile dalla generosità di un donatore.
L’intervento chirurgico ha presentato sfide aggiuntive rispetto a un trapianto tradizionale, richiedendo procedure meticolose per rimuovere il dispositivo meccanico di ultima generazione, che aveva svolto un ruolo salvavita per otto mesi, consentendo al paziente di condurre una vita relativamente normale.

La presenza in sala operatoria di un ingegnere biomedico di Carmat testimonia la stretta collaborazione tra clinici e ingegneri, un connubio essenziale per l’implementazione e la gestione di tecnologie così complesse.
“La nostra esperienza veronese è una conferma della visione del professor Gallucci,” ha sottolineato Luciani.

“Questo cuore artificiale è stato fondamentale per garantire la sopravvivenza del paziente e consentirgli di arrivare al trapianto.

Essere in grado di realizzare qualcosa che il mio maestro aveva prefigurato quarant’anni fa è per me un onore e un’espressione ideale della sua eredità scientifica e umana.

” L’evento rappresenta un esempio tangibile di come la ricerca, l’innovazione e la dedizione umana possano convergere per offrire una seconda possibilità a chi lotta contro la malattia, onorando al contempo la memoria di coloro che hanno aperto la strada a questo progresso.

- pubblicità -
- Pubblicità -
- pubblicità -
Sitemap