Il settore turistico, motore cruciale dell’economia pugliese e nazionale, si rivela spesso un terreno fertile per fenomeni di sfruttamento lavorativo che vanno ben oltre la semplice evasione fiscale.
Dietro le immagini patinate di spiagge assolate e borghi pittoreschi si cela una realtà complessa, intrisa di lavoro sommerso, ma soprattutto di quella forma più insidiosa e dilagante che definiamo “lavoro grigio”.
Non si tratta solo di impiego irregolare, ma di una distorsione del mercato che coinvolge contratti a tempo parziale applicati in maniera distorta, prestazioni lavorative che superano di gran lunga le ore previste, condizioni igienico-sanitarie inadeguate, e un’assenza quasi totale di misure di sicurezza sul lavoro.
Questo quadro, denunciato dalla Filcams Cgil di Taranto attraverso la campagna itinerante “Van dei Diritti”, emerge da un flusso costante di segnalazioni disperate provenienti da lavoratori precari.
Le testimonianze raccolte delineano situazioni drammatiche: bagnini sottoposti a turni massacranti, esposti a rischi considerevoli senza protezioni adeguate, animatori confinati in alloggi degradanti, privi di luce naturale, e promesse contrattuali che si dissolvono nel nulla.
La precarietà non è un’eccezione, ma la norma consolidata.
Si assiste a una sistematicità nell’inosservanza dei contratti collettivi nazionali, con salari che si mantengono a livelli inaccettabili, erodendo il potere d’acquisto e alimentando disuguaglianze sociali.
La disparità salariale è particolarmente accentuata in Puglia, dove il reddito medio giornaliero nel settore turistico si attesta a soli 60 euro lordi, un dato che contrasta nettamente con la media nazionale di 96 euro.
Questa differenza non è un mero dettaglio statistico, ma un indicatore di un sistema che penalizza gravemente i lavoratori, compromettendo il loro benessere e la loro dignità.
Questa realtà non può essere definita “lavoro” nel senso pieno del termine; si tratta di un modello di sviluppo distorto e insostenibile, che danneggia non solo i lavoratori stessi – soprattutto i giovani che vedono svanire le loro speranze – ma anche gli imprenditori onesti che operano nel rispetto delle regole e che vedono la propria attività screditata da pratiche sleali.
La soluzione, come sottolinea con forza il segretario generale della Filcams, Daniele Simon, risiede primariamente nell’informazione.
Dotare i lavoratori degli strumenti per comprendere i propri diritti e denunciare le illegalità è il primo passo imprescindibile verso un cambiamento strutturale.
È necessario promuovere una cultura della legalità e della trasparenza, che coinvolga istituzioni, associazioni di categoria e, soprattutto, i lavoratori stessi, affinché possano costruire un futuro più giusto e dignitoso per il settore turistico pugliese e per l’intera nazione.
L’obiettivo è trasformare il turismo in una leva di sviluppo inclusivo, che generi benessere diffuso e che valorizzi il capitale umano, piuttosto che sfruttarlo.