Il congresso dell’Unione Nazionale Avvocati Amministrativisti (UNAA), conclusosi a Trieste, ha rappresentato un momento cruciale di riflessione sulle sfide che attendono la Pubblica Amministrazione nel contesto di una società in rapida trasformazione.
L’urgenza di una revisione radicale dei processi decisionali, unita all’irrompere dell’intelligenza artificiale, hanno dominato le discussioni, delineando un futuro complesso e ricco di potenzialità, ma anche di insidie.
L’analisi approfondita ha evidenziato come la stratificazione normativa, un problema strutturale e cronico, ostacoli l’efficienza e la trasparenza dell’azione amministrativa.
I successivi tentativi di semplificazione legislativa, pur lodevoli, si sono spesso rivelati insufficienti, incapaci di penetrare la complessità burocratica e di generare un impatto significativo sul cittadino.
Gli avvocati amministrativisti, nel loro ruolo di interpreti e mediatori tra cittadini e istituzioni, hanno offerto una prospettiva preziosa, derivante dall’esperienza diretta maturata nell’assistenza legale e nella gestione dei contenziosi amministrativi.
La loro presenza, fin dalle prime fasi del procedimento, si rivela fondamentale per garantire la correttezza e l’appropriatezza delle decisioni.
Un punto focale del dibattito è stato il ruolo del giudice amministrativo, auspicato come *coprotagonista* di un processo di semplificazione.
L’auspicio è che il giudice non si limiti a un’interpretazione formale della legge, ma che diventi un interprete *attivo* della volontà del legislatore, contribuendo a orientare l’amministrazione verso soluzioni più efficienti e partecipate.
Questa visione implica un rapporto di collaborazione e condivisione di intenti, in cui il giudice offre il suo contributo interpretativo per supportare l’amministrazione nella definizione di linee di condotta coerenti e condivise.
Un giudice amministrativo proattivo, capace di cogliere le implicazioni pratiche delle scelte normative, può rappresentare un potente motore di cambiamento.
L’irruzione dell’intelligenza artificiale ha poi rappresentato un ulteriore elemento di complessità, ma anche un’opportunità per ripensare radicalmente il modo in cui l’amministrazione opera.
Se da un lato l’automazione e l’analisi predittiva possono contribuire a velocizzare i processi decisionali e a migliorare l’efficienza, dall’altro sorgono interrogativi etici e di responsabilità.
L’UNAA ha espresso preoccupazioni riguardo alla potenziale disumanizzazione dell’amministrazione, sottolineando la necessità di preservare il ruolo dell’elemento umano, la capacità di giudizio, l’empatia e la comprensione delle specifiche esigenze dei cittadini.
L’obiettivo non è sostituire l’uomo con la macchina, ma integrarle in un sistema in cui la tecnologia supporta e potenzia le capacità umane, garantendo al contempo la tutela dei diritti fondamentali e il rispetto dei principi costituzionali.
Il futuro dell’amministrazione pubblica è dunque strettamente legato alla capacità di bilanciare l’innovazione tecnologica con i valori umani, garantendo che il progresso sia al servizio del bene comune e non una fonte di nuove disuguaglianze.






