martedì 14 Ottobre 2025
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Venditti, Riesame a Milano: ricorso contro il sequestro dei dispositivi.

Il Riesame di Milano ha concluso l’udienza relativa al caso di Mario Venditti, ex procuratore capo di Pavia, figura centrale nell’inchiesta “Bis” che riapre le ferite del disastro di Garlasco.
L’ex magistrato, sotto accusa per presunta corruzione, ha depositato tramite i suoi avvocati un ricorso mirato all’annullamento del provvedimento di sequestro dei suoi dispositivi digitali, eseguito dalla Procura di Brescia il 26 settembre.

La richiesta si fonda su presunte irregolarità nella procedura di acquisizione e conservazione dei dati, sollevando questioni di legittimità e riservatezza professionale.

L’uscita di Venditti, orchestrata per evitare l’attenzione dei media, attraverso un accesso secondario all’edificio giudiziario, sottolinea la delicatezza e la complessità della situazione.

L’episodio riflette la pressione che grava sull’ex procuratore, coinvolto in una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica e riapre interrogativi sulla gestione della giustizia e sulla trasparenza delle indagini.

Il provvedimento di sequestro, cruciale per l’accusa, aveva lo scopo di preservare prove digitali potenzialmente rilevanti per ricostruire la dinamica degli eventi che portarono al crollo del Ponte Morandi.

L’inchiesta “Bis” si concentra in particolare sui presunti collegamenti tra Venditti e figure coinvolte in pratiche di appalto relative alla manutenzione delle infrastrutture, suggerendo possibili favoritismi e irregolarità che avrebbero compromesso la sicurezza pubblica.
L’istanza di annullamento del sequestro solleva questioni procedurali di notevole importanza.

Gli avvocati di Venditti sostengono che l’acquisizione dei dati informatici non abbia rispettato le garanzie procedurali previste dalla legge, con possibili ripercussioni sulla loro ammissibilità come prova in giudizio.

Questo apre un dibattito più ampio sull’equilibrio tra il diritto alla riservatezza, la necessità di garantire la segretezza delle indagini e il diritto alla difesa.
Il Tribunale del Riesame si è riservato la pronuncia di giudizio, concedendosi un termine di dieci giorni per deliberare.
La decisione avrà un impatto significativo sull’evoluzione dell’inchiesta e potrebbe influenzare l’ammissibilità delle prove digitali raccolte dalla Procura di Brescia.

Al di là dell’esito immediato, il caso Venditti rappresenta un momento di riflessione sulla responsabilità dei magistrati, sulla necessità di garantire la trasparenza del processo decisionale e sulla tutela della legalità nel sistema giudiziario italiano.

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