21 febbraio 2024 – 07:55
Un piccolo angelo, appena cinquenne, ha subito un’atrocità inaudita inflittagli dalla madre e da un’altra figura materna, entrambe provenienti dalla Nigeria. I cavi elettrici sono stati usati come crudeli strumenti di tortura, lasciando segni indelebili sul corpo innocente del bambino. Le ferite profonde causate dalle frustate hanno scosso anche gli animi più duri dei medici che hanno dovuto constatare l’estensione della violenza subita. La Procura, con fermezza e determinazione, ha avviato un’inchiesta approfondita per far luce sulla gravità degli atti perpetrati ai danni di questo fragile essere. Le due colpevoli sono ora rinchiusa dietro le fredde sbarre della casa circondariale di Catania, in attesa che la giustizia faccia il suo corso senza pietà per chi osa ledere l’innocenza e la dignità di un bambino indifeso. Che questa vicenda terribile sia monito per tutti coloro che si macchiano di simili gesti disumani: il mondo non può tollerare la violenza sui più deboli, né tantomeno dimenticare o perdonare chi si macchia di tali nefandezze.