La recente vicenda che ha coinvolto una docente del Dipartimento di Medicina dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, e che ha suscitato un acceso dibattito mediatico e studentesco, solleva questioni profonde riguardanti l’inclusività, la meritocrazia e le aspettative nei confronti degli studenti universitari.
La segnalazione di presunti commenti inappropriati e discriminatori, rivolti ai partecipanti al semestre filtro, ha generato preoccupazione e richiede un’analisi approfondita.
Come Rettore, ho prontamente attivato un dialogo costruttivo con la docente interessata, la quale ha manifestato la volontà di chiarire la sua posizione, e con una rappresentanza dell’Associazione Studentesca Udu, per comprendere a fondo le dinamiche dell’accaduto.
È fondamentale, in questi frangenti, separare accuratamente la verifica dei fatti dall’interpretazione e dalla potenziale distorsione delle parole, soprattutto in un’epoca dominata dalla rapidità delle comunicazioni digitali.
Le parole attribuite alla docente, se confermate nella loro integralità, non riflettono né la mia personale visione, né i valori fondanti dell’Università di Bari.
Credo fermamente che l’istruzione superiore debba essere un luogo di opportunità, aperto a studenti provenienti da percorsi formativi diversi, a prescindere dall’indirizzo di studi secondari o dall’età.
L’eccellenza accademica non è appannaggio di un gruppo ristretto, ma si coltiva valorizzando il potenziale di ogni individuo, indipendentemente dal background.
Affermare che solo chi proviene da indirizzi specifici possa affrontare con successo un percorso di studi complesso come Medicina è non solo limitativo, ma anche potenzialmente dannoso, alimentando disuguaglianze e scoraggiando talenti.
L’episodio ci invita a riflettere sulla pressione che grava sugli studenti universitari, specialmente in contesti altamente competitivi come quello del semestre filtro.
La frustrazione e l’ansia legate alla selezione possono indurre a commenti impulsivi, che, pur non riflettendo necessariamente un pregiudizio radicato, rischiano di ferire e di creare un clima di sfiducia.
È essenziale, perciò, promuovere un ambiente accademico basato sul supporto reciproco, sull’incoraggiamento e sulla condivisione di esperienze, creando spazi di dialogo aperto in cui studenti e docenti possano confrontarsi in modo costruttivo.
La docente ha espresso la sua disponibilità a fornire ulteriori chiarimenti e a contestualizzare i commenti, sostenendo che l’intento era quello di stimolare l’impegno e la perseveranza degli studenti, di fronte alle difficoltà.
Questa ricostruzione, sebbene non esenti da possibili interpretazioni divergenti, sottolinea l’importanza di considerare il contesto e le motivazioni alla base delle parole pronunciate.
L’Università di Bari si impegna a rafforzare le misure di vigilanza e di sensibilizzazione, per prevenire episodi simili e per promuovere un linguaggio inclusivo e rispettoso in ogni ambito accademico.
Il dialogo aperto, l’ascolto attento e la valorizzazione delle diversità rimangono i pilastri fondamentali della nostra missione educativa, volto a formare cittadini consapevoli e responsabili, capaci di affrontare le sfide del futuro con competenza e umanità.
L’episodio, per quanto spiacevole, rappresenta un’opportunità per riaffermare i nostri valori e per rafforzare il nostro impegno verso una comunità universitaria più equa e accogliente.