martedì 30 Settembre 2025
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Enea, neonato morto: infezione ospedaliera al Policlinico di Bari

La tragica scomparsa di Enea, spentosi a soli tredici giorni dalla nascita il 28 dicembre 2022 presso il Policlinico di Bari, si rivela ora, attraverso una dettagliata relazione peritale disposta dal Tribunale civile di Bari nell’ambito di un accertamento tecnico preventivo (ATP), essere direttamente connessa a un’infezione nosocomiale, un evento che solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza delle procedure ospedaliere e sulla prevenzione del rischio infettivo.
Enea, nato prematuramente a sette mesi, presentava inizialmente uno stato di salute apparentemente stabile.
La causa della sua morte, come accertato dai periti, è riconducibile al batterio *Escherichia coli*, un agente patogeno opportunistico che ha colonizzato il suo organismo circa dieci giorni dopo il ricovero.
Elemento di particolare rilevanza è la differente tipologia del ceppo batterico rispetto a quello precedentemente contratto dalla madre, escludendo quindi una trasmissione verticale diretta.
La classificazione dell’infezione come “nosocomiale” non è frutto di una valutazione superficiale, ma si basa su un’analisi microbiologica approfondita che evidenzia la presenza di un ceppo resistenze acquisite, caratteristiche tipiche di infezioni contratte in ambiente ospedaliero.

Questa constatazione implica seri dubbi sulla piena aderenza alle linee guida e ai protocolli di prevenzione delle infezioni nosocomiali, che rappresentano un pilastro fondamentale della sicurezza del paziente.

La relazione tecnica sottolinea, inoltre, che le modalità di insorgenza e le caratteristiche biochimiche dell’infezione indicano chiaramente una prevenibilità attraverso l’applicazione rigorosa delle misure di controllo del rischio infettivo.

In altre parole, l’evento tragico, sebbene in sé gravissimo, potrebbe essere stato evitato con la corretta implementazione delle procedure standard.
È importante precisare che la perizia tecnica esclude qualsiasi responsabilità medica in termini di tempestività diagnostica, di supporto alle funzioni vitali e di terapia antibiotica.

I sanitari hanno operato secondo i protocolli, e il loro intervento è stato adeguato alle circostanze cliniche presenti.

La causa primaria della morte è quindi direttamente imputabile alla gravità dello shock settico, una condizione infiammatoria sistemica potenzialmente letale in neonati prematuri, ma esacerbata dalla presenza dell’infezione nosocomiale.
Le implicazioni legali derivanti da questa conclusione sono significative.

Si aprono due possibili scenari: l’erogazione di un risarcimento danni ai familiari di Enea da parte del Policlinico di Bari, sulla base della responsabilità oggettiva dell’ente ospedaliero per i danni causati da infezioni contratte in ambiente sanitario, o l’avvio di un processo civile volto ad accertare e quantificare il danno subito dai genitori.
L’avvocato Andrea Marzorati, che assiste la famiglia, valuterà attentamente le opzioni migliori per tutelare i loro diritti e ottenere giustizia per la perdita del loro figlio.
La vicenda Enea solleva, in definitiva, interrogativi cruciali sulla necessità di un rafforzamento dei controlli e dei protocolli di prevenzione delle infezioni ospedaliere, al fine di garantire la sicurezza e la tutela dei pazienti, specialmente dei neonati prematuri, i quali sono particolarmente vulnerabili.

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