Il Comitato per la Difesa del Territorio Ionico ha formalmente impugnato il progetto di desalinizzazione proposto dall’Acquedotto Pugliese sulle sorgenti del fiume Tara, presentando un esposto alla Commissione Europea. L’azione legale non si configura come un semplice atto formale, bensì come un campanello d’allarme che segnala potenziali derive autorizzative e una sottovalutazione del valore intrinseco del patrimonio naturale.La denuncia, supportata da un’analisi approfondita del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR) e degli atti di istruttoria, solleva gravi dubbi sulla legittimità del progetto alla luce del diritto europeo. Si contesta la presunta violazione di pilastri fondamentali come la Direttiva Quadro sulle Acque, essenziale per garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche e la salvaguardia degli ecosistemi acquatici; la Direttiva Habitat, volta alla conservazione della biodiversità e dei siti Natura 2000; e la Direttiva Uccelli, cruciale per la protezione degli habitat avifaunistici.L’esposto evidenzia, inoltre, una potenziale incompatibilità con il Regolamento UE sulla tassonomia, che mira a indirizzare gli investimenti verso attività economiche sostenibili, e con il principio di precauzione, che impone l’adozione di misure preventive in presenza di rischi potenziali per l’ambiente. Particolarmente rilevante è la potenziale violazione del nuovo Regolamento UE sul ripristino della natura, che impone obblighi di ripristino degli ecosistemi degradati e rafforza la protezione della biodiversità, elementi imprescindibili per garantire la resilienza del territorio ionico.Il Comitato per la Difesa del Territorio Ionico chiede alla Commissione Europea un’indagine approfondita sulla conformità del progetto alle normative europee, con la richiesta di sospensione immediata dei finanziamenti derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’utilizzo di risorse idriche vitali, come le sorgenti del Tara, per alimentare impianti ad alta intensità energetica e di dubbia efficacia, appare inaccettabile in un’ottica di sviluppo sostenibile e di tutela ambientale.Tuttavia, la difesa del territorio non può essere relegata all’azione di un comitato o confinata a una questione tecnica e legale. Rappresenta un dovere di comunità, un impegno civile che coinvolge ogni cittadino. Il territorio non è una risorsa inerte da sfruttare, ma un ecosistema complesso e interconnesso, plasmato dall’azione umana nel corso dei secoli. Solo attraverso la consapevolezza, l’informazione e la partecipazione attiva sarà possibile contrastare chi, a vario titolo, ne compromette la salute e l’integrità, e costruire un futuro più giusto e sostenibile per le generazioni future. La vera resilienza territoriale nasce dall’empowerment della comunità, capace di valorizzare il proprio patrimonio e di promuovere scelte responsabili e lungimiranti.
Impugnato il progetto di desalinizzazione: il Comitato chiede l’intervento UE.
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