Un’operazione di ingegnose dimensioni ha scosso la costa pugliese, portando alla luce un complesso urbanistico illegale a Polignano a Mare, nel cuore del Parco di Costa Ripagnola.
L’area, estesa per ben 175.000 metri quadrati e valutata in circa 80 milioni di euro, è stata sottoposta a sequestro dalla Guardia Costiera, rivelando una profonda violazione dei vincoli paesaggistici che proteggono questo fragile ecosistema costiero.
L’inchiesta, che coinvolge ben 395 indagati, svela una vicenda intricata di abusi edilizi e speculazione, in cui piazzole di sosta per camper sono state trasformate in abitazioni permanenti, alterando irreversibilmente l’assetto originario del territorio.
L’inganno risiede nella sottile metamorfosi di un’area dedicata al turismo itinerante, riconvertita in un agglomerato di manufatti prefabbricati, accuratamente camuffati con rivestimenti lapidei di varia fattura, quasi a voler confondersi con l’ambiente circostante.
Questi alloggi abusivi, dotati di connessioni dirette agli allacci idrico-fognanti e all’energia elettrica, hanno permesso una permanenza prolungata, trasformando un’area temporanea di passaggio in un insediamento stabile e non autorizzato.
L’avvio delle indagini è stato determinato da una denuncia apparentemente minore: la demolizione arbitraria di un gazebo.
Questa circostanza, inizialmente percepita come un episodio isolato, ha innescato un’indagine più ampia, rivelando che anche la struttura della denunciante era abusiva, priva di qualsiasi titolo edilizio valido.
La conseguente verifica di tutte le piazzole ha svelato l’entità del problema, portando al sequestro dell’intera area.
L’operazione ha richiesto due anni di meticolose indagini, durante i quali i militari hanno esaminato numerosi fascicoli, interrogato funzionari comunali e regionali e condotto sopralluoghi per documentare le irregolarità edilizie.
L’obiettivo primario del sequestro preventivo, secondo la nota diffusa, è duplice: impedire ulteriori opere abusive e restituire al territorio la legalità urbanistica, salvaguardando l’ambiente e il paesaggio.
La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla vigilanza e sul controllo del territorio, evidenziando la necessità di rafforzare i meccanismi di prevenzione e repressione degli abusi edilizi, soprattutto in aree di pregio ambientale come il Parco di Costa Ripagnola.
L’inchiesta non solo mira a punire i responsabili, ma anche a ripristinare l’integrità del paesaggio costiero, preservando un patrimonio naturale di inestimabile valore per le generazioni future.
Il caso si configura come un campanello d’allarme, un monito sulla necessità di un approccio più rigoroso nella gestione del territorio e nella tutela del paesaggio.