Il clangore metallico dei macchinari, l’odore acre del sudore impregnato nei tessuti e l’espressione di sollievo, quasi di trionfo, che si leggeva sui volti: un ritorno alla normalità, fragile ma prezioso, dopo un’interruzione forzata di oltre due mesi.
I lavoratori e le lavoratrici della Minox, a Minervino Murge, hanno ripreso l’attività nella fabbrica che produce contenitori in acciaio inossidabile, dopo un presidio prolungato che ha visto la comunità intera schierata a difesa del diritto al lavoro.
La vicenda, profondamente radicata nel tessuto economico e sociale del territorio nord barese, affonda le sue origini in una sentenza del Tribunale di Lamezia Terme, una seconda sede dell’azienda, che ha decretato il fallimento e innescato una spirale di eventi segnata dall’esercizio provvisorio e, successivamente, da un’ingiunzione di licenziamento.
Un colpo durissimo per una realtà produttiva che aveva garantito occupazione per trent’anni, un pilastro fondamentale per molte famiglie e per l’intera comunità di Minervino Murge.
La resistenza dei lavoratori, un atto di coraggio e di dignità, si è concretizzata in un blocco della produzione, un presidio costante che ha visto venticinque operai in Puglia e dodici in Calabria rimanere fermi, senza stipendio, senza tutele, affrontando un periodo di incertezza e di difficoltà.
Ma la loro determinazione non è venuta meno, alimentata dalla consapevolezza di difendere non solo i propri posti di lavoro, ma un intero modello di sviluppo basato sulla stabilità e sulla giustizia sociale.
Il ritorno alle postazioni di lavoro è stato accolto con un’emozione palpabile, un misto di gioia e di speranza.
“È un giorno storico per noi,” ha dichiarato Vincenzo Copeta, portavoce dei lavoratori, esprimendo la gratitudine per il supporto ricevuto e la speranza di un intervento concreto da parte del tavolo Sepac in Regione, per il recupero delle somme dovute.
La ripresa delle attività, apparentemente ordinaria, celava una profonda riflessione sul valore del lavoro come diritto fondamentale e come strumento di emancipazione sociale.
La benedizione impartita da don Peppino Balice, parroco della comunità, ha sancito un momento di transizione, un passaggio simbolico dal periodo di incertezza alla speranza di un futuro più sereno.
“Questa ripresa è un segno di speranza per tutti noi,” ha commentato Lalla Mancini, sindaca di Minervino, sottolineando l’importanza di un’economia sostenibile che metta al centro le persone e il loro benessere.
La vicenda della Minox non è solo una storia di lavoro e di produzione, ma un monito a tutelare il diritto al lavoro, a promuovere un’economia più equa e a salvaguardare la dignità di chi, con il proprio impegno, contribuisce alla crescita e al progresso della comunità.