Nel cuore del Mar Piccolo di Taranto, un’area fragile e storicamente gravata da problematiche ambientali, la Guardia Costiera ha interrotto un’attività di raccolta illegale di mitili, sequestrando 680 chilogrammi di prodotto.
L’episodio, che si è verificato in un tratto del seno interno già oggetto di sequestro giudiziario dal 2021 a causa della presenza di strutture di allevamento abusive, sottolinea la persistenza di pratiche illegali che minacciano l’ecosistema e la salute pubblica.
L’intervento della Guardia Costiera, che ha sorpreso tre individui intenti a prelevare e confezionare i molluschi da un allevamento non autorizzato, si inserisce in un quadro più ampio e complesso.
I mitili sequestrati, di dimensioni ridotte, tra i 3 e i 4 centimetri, mancavano completamente di certificazione di tracciabilità e, conseguentemente, erano privi di qualsiasi garanzia di sicurezza alimentare, essendo sfuggiti ai rigorosi controlli sanitari obbligatori.
La loro distruzione, disposta immediatamente, si è resa necessaria per scongiurare potenziali rischi per la salute dei cittadini, in un’area notoriamente interessata da contaminazione da diossine e PCB, sostanze persistenti e bioaccumulabili che rappresentano una seria minaccia per la catena alimentare.
L’evento non è un caso isolato, ma il sintomo di una gestione complessa e spesso conflittuale del settore dell’acquacoltura nel Mar Piccolo.
La legalità, la tracciabilità e la sicurezza alimentare sono diventate priorità assolute, spingendo le autorità a collaborare in un tavolo tecnico permanente, che coinvolge Capitaneria di Porto, Prefettura, Comune, Azienda Sanitaria Locale (ASL) e Autorità Giudiziaria.
L’obiettivo è ridefinire in modo preciso i parametri che definiscono un’attività di allevamento legittima e sostenibile, introducendo meccanismi di controllo più stringenti e promuovendo pratiche di gestione responsabile.
La situazione evidenzia la necessità di un approccio integrato, che consideri non solo l’aspetto repressivo delle attività illegali, ma anche la riqualificazione del settore, il sostegno agli operatori che rispettano le normative e la sensibilizzazione della comunità locale sull’importanza di tutelare un ambiente così delicato e prezioso.
La ripresa degli allevamenti in maniera legale e sostenibile rappresenta una sfida cruciale per la comunità di Taranto, che aspira a recuperare un patrimonio naturale e economico fortemente compromesso.