Un atto di protesta vibrante e simbolico ha visto protagoniste studentesse del collettivo “Cambiare Rotta su Bari”, che questa mattina si sono incatenate di fronte alla sede barese dell’Adisu, l’Agenzia per il diritto allo studio universitario della Regione Puglia.
Il gesto, diretto e perentorio, esprime una crescente frustrazione e preoccupazione per i dilazioni inaccettabili nell’erogazione delle borse di studio, un diritto fondamentale per migliaia di giovani pugliesi.
La comunicazione ufficiale ricevuta recentemente ha ufficializzato un rinvio inatteso: gli studenti che avevano già ottenuto l’idoneità non vedranno i fondi arrivare entro il 31 dicembre, una data cruciale per molti che pianificano il loro percorso universitario.
L’Adisu stima che circa 4.400 studenti dovranno attendere i primi mesi del 2026 per ricevere il supporto economico, un lasso di tempo inaccettabile che compromette la loro stabilità finanziaria e la continuità degli studi.
La Regione Puglia, pur avendo formalmente approvato un finanziamento di 21 milioni di euro per l’Adisu, si trova a fronteggiare un blocco nell’effettivo trasferimento dei fondi, un ostacolo burocratico che aggrava ulteriormente la situazione.
Questo ritardo, unito alla già precaria condizione economica di molti studenti, li espone a difficoltà concrete: l’affitto, i trasporti, la spesa quotidiana diventano fardelli insostenibili senza l’ausilio delle borse di studio.
La protesta degli studenti non si limita a denunciare la presente emergenza, ma punta il dito contro una tendenza preoccupante: la promessa di investimenti nel diritto allo studio, come i 250 milioni di euro annunciati dalla ministra Bernini, rischia di essere un mero artificio retorico, oscurando i tagli significativi operati in precedenza nel settore universitario.
Un’analisi più approfondita rivela che la manovra finanziaria comporta una riduzione di almeno 150 milioni di euro destinati al diritto allo studio e ai servizi essenziali per gli studenti, un taglio che mette a repentaglio l’accesso all’istruzione superiore per fasce sempre più ampie della popolazione.
La denuncia degli studenti, inoltre, si estende alle priorità politiche del governo e dell’Unione Europea, che privilegiano l’aumento delle spese militari, in linea con una strategia di riarmo e militarizzazione che sottrae risorse preziose al diritto allo studio e all’investimento nel futuro dei giovani.
Questo orientamento politico, percepito come una scelta ideologica che sacrifica il benessere sociale sull’altare della sicurezza nazionale, alimenta la rabbia e la frustrazione degli studenti.
Il collettivo “Cambiare Rotta su Bari” rivendica con forza un incontro urgente con il direttore dell’Agenzia per il diritto allo studio universitario, al fine di ottenere risposte concrete e una data certa per l’erogazione di tutte le borse di studio agli studenti idonei.
La richiesta non è solo una questione di tempismo, ma una rivendicazione di un diritto costituzionale e una denuncia di un sistema che rischia di lasciare indietro una generazione di studenti meritevoli.
La protesta vuole essere un campanello d’allarme, un richiamo alla responsabilità politica e un invito a ripensare le priorità del Paese, mettendo al centro il diritto allo studio come motore di progresso sociale ed economico.






