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martedì 28 Ottobre 2025

Trinitapoli, Immacolata sotto assedio: furti e paura scuotono la fede.

L’Immacolata di Trinitapoli, chiesa cuore pulsante di una periferia barese, è avvolta da un’inquietudine crescente, un’ombra che si insinua tra le preghiere e le celebrazioni.
Fra Francesco Milillo, guida spirituale della comunità, ne è testimone diretto, e la sua voce, seppur modulata in un tono di pacata rassegnazione, tradisce una profonda angoscia.

Nonostante la sua ferma decisione di mantenere aperte le porte della casa di Dio, un rifugio per anime in cerca di conforto e redenzione, la parrocchia è diventata bersaglio di atti vandalici e furti, un’emorragia che intacca non solo le finanze ma anche il tessuto della fede.

Negli ultimi venti giorni, la comunità è stata scossa da tre tentativi di furto falliti e un colpo andato a segno, un crescendo di violazione che ha colpito nel vivo il senso di sicurezza e la fiducia reciproca.
Il furto, consumatosi durante la sagra del dolce, un evento di aggregazione e condivisione, ha avuto come obiettivo lo zaino del parroco, contenente documenti personali e, soprattutto, una somma di denaro significativa, frutto diretto della generosità dei fedeli.

Quel denaro, sussurra fra Francesco, rappresenta un sacrificio silenzioso, un gesto di amore e dedizione che spesso sottrae risorse preziose dalle famiglie stesse.

“Chi dona alla parrocchia”, spiega il frate, “rinuncia a qualcosa, magari un piccolo piacere per sé o per i propri figli.

È un atto di profonda fede e generosità che mi addolora profondamente vedere profanato in questo modo.
“L’inchiesta, condotta dai carabinieri, brancola ancora nel buio, ma l’ipotesi di un’azione premeditata appare sempre più concreta.
I tentativi di furto e il colpo andato a segno si sono verificati in concomitanza con eventi di particolare importanza per la comunità parrocchiale, come la recente raccolta fondi destinata ai bambini di Gaza, un atto di solidarietà umana che sembra aver scatenato l’avidità di chi agisce nell’ombra.

La consapevolezza di una minaccia latente impone misure di sicurezza più stringenti.
Fra Francesco non intende rinunciare all’apertura della chiesa, simbolo di accoglienza e speranza, ma la necessità di proteggere il patrimonio della comunità e garantire la sicurezza dei fedeli lo spinge a valutare l’installazione di un sistema di videosorveglianza, una scelta amara che contrasta con il suo spirito di apertura e condivisione.
La proposta, sollevata anche dai parrocchiani più preoccupati, di chiudere temporaneamente le porte della chiesa, è considerata da fra Francesco un’ultima risorsa, un cedimento di fronte alla violenza che non è disposto a compiere.

La fede, per lui, non può essere confinata dietro una barriera di metallo e telecamere, ma deve rimanere un faro accessibile a tutti coloro che cercano conforto e redenzione.

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