Il Taras Teatro Festival, neonata manifestazione di riconosciuta rilevanza nazionale, si configura come un’esplorazione coraggiosa e stimolante del rapporto intrinseco tra la memoria antica e le ferite contemporanee.
Dal 19 settembre al 19 ottobre, la città di Taranto si trasforma in un palcoscenico dove la tragedia greca, il mito e la riflessione politica si intrecciano, offrendo al pubblico una prospettiva inedita sull’“ombra della guerra”.
Diretto da Massimo Cimaglia con Elisabetta Pozzi, il festival non si limita a una riproposizione fedele dei classici, ma intende attualizzarli, illuminandone le risonanze nel presente.
La rassegna si articola in undici spettacoli teatrali, una masterclass formativa e una mostra temporanea presso il Museo Archeologico Nazionale – MarTA, offrendo un’esperienza culturale a 360 gradi.
Antonio Calenda apre la kermesse con “Indagini sull’Orestea”, una lezione-spettacolo che smonta e ricostruisce il mito di Agamennone e Cassandra, interrogandosi sui meccanismi di giustizia e vendetta che ancora oggi alimentano conflitti e divisioni.
Moni Ovadia, affiancato da Daniele Salvo, propone “Ovidio il poeta relegato”, un’opera che esplora il tema dell’esilio e della censura, interrogandosi sul ruolo dell’arte in contesti autoritari.
La compagnia Lombardi-Tiezzi, con la loro interpretazione di “Oreste” di Euripide, offre una chiave di lettura critica della colpa e della responsabilità collettiva.
Paolo Rossi, con la sua “Stand Up Classic”, gioca con l’ironia e l’intuito filosofico per decostruire i canoni del teatro antico, mentre Carlo Boso, dopo aver guidato una masterclass di formazione, dirige “La pace” di Aristofane con il talento degli under 35 del progetto Future Stage, un’iniziativa volta a promuovere nuove generazioni di artisti.
Questa scelta sottolinea la volontà del festival di non solo preservare la tradizione, ma anche di coltivare il futuro del teatro.
Un momento di particolare interesse è rappresentato dalla mostra sulle maschere di Giancarlo Santelli, un artista che ha saputo coniugare arte e archeologia, creando opere di straordinaria suggestione.
Il cartellone si arricchisce con titoli come “Troiane” del Crest, una riflessione sulla condizione femminile in tempo di guerra, “Pluto” del Gruppo della Creta, che indaga il potere e la sua corruzione, e “La più grande tragedia dell’umanità” della compagnia Evoè, un’opera provocatoria che affronta temi scottanti come la violenza e l’indifferenza.
Andrea Tidona porta in scena “Agamennone” di Ritsos, un’opera intensa e commovente che esplora il tema del sacrificio e della perdita.
Il festival si conclude con “Quando gli dèi erano tanti” di Marco Baliani, un’opera che, con toni elegiaci e profondi, rievoca l’antico pantheon greco, interrogandosi sul significato della fede e della spiritualità.
Il Taras Teatro Festival si pone, dunque, come un’occasione unica per confrontarsi con la ricchezza del patrimonio classico e per riflettere sulle sfide del presente, attraverso un linguaggio teatrale innovativo e coinvolgente.
Un percorso artistico che invita a interrogarsi sul ruolo dell’uomo nel mondo, tra memoria e futuro, tra mito e realtà.