Il Festival del Cinema Europeo di Lecce dedica un tributo solenne a Lars von Trier, un autore capace di scardinare convenzioni e di sondare le profondità dell’animo umano con una visione cinematografica unica e spesso controversa.
La retrospettiva, curata da Massimo Causo, offre un percorso attraverso dieci opere cruciali: ‘L’elemento del crimine’ (1984), un debutto che già rivela la sua abilità nel costruire atmosfere inquietanti; ‘Epidemia’ (1987), un’esplorazione delle paure collettive; ‘Europa’ (1991), un’opera che interroga l’identità europea; ‘Le onde del destino’ (1996), un affresco complesso e potente; ‘Dancer in the Dark’ (2000), una tragedia straziante e visceralmente commovente; ‘Dogville’ (2003), un esperimento formale e ideologico dirompente; ‘Melancholia’ (2011), un’analisi introspettiva sulla depressione e la fine del mondo; la coppia ‘Nymphomaniac: Vol.
I e II’ (2013), un’opera ambiziosa e provocatoria; e ‘La casa di Jack’ (2018), un’indagine sulla psiche di un serial killer.
L’evento, introdotto da Louise Vesth, produttrice di ‘Zentropa’, ha svelato anche alcuni progetti futuri del regista.
Vesth ha comunicato che, nonostante le sfide imposte dal morbo di Parkinson diagnosticato a von Trier, il suo impegno creativo rimane vivo e si evolve.
Il nuovo progetto, denominato ‘After’, si configura come un lavoro in divenire, lontano dall’intensità lavorativa del passato, ma profondamente radicato nella sua incessante ricerca artistica.
Inoltre, è in fase di sviluppo un’impresa di straordinaria portata: una sorta di enciclopedia cinematografica e artistica composta da cento episodi, un’opera monumentale che ambisce a raccogliere e distillare l’immenso bagaglio di conoscenze e intuizioni di von Trier, offrendo un’analisi poliedrica del cinema e dell’arte nel suo complesso.
Nel messaggio letto da Vesth, il regista ha espresso la sua gratitudine al Festival per il prestigioso Ulivo d’oro, paragonando la propria ricerca a quella di un cuoco che deve preservare intatto il proprio palato.
Questa analogia suggerisce un profondo rispetto per l’autenticità e l’originalità, e un timore reverenziale verso l’influenza esterna.
Von Trier ha ammesso di aver ceduto alla tentazione di vedere alcuni film recenti, seppur con la consapevolezza del rischio di contaminazione creativa.
La sua cautela riflette una profonda etica del lavoro, un desiderio di proteggere la propria visione, coltivando un universo artistico autonomo e inconfondibile.
Il tributo di Lecce non è solo un riconoscimento della sua carriera, ma anche un’occasione per riflettere sul suo impatto sul cinema contemporaneo, sulla sua capacità di interrogarci su noi stessi e sul mondo che ci circonda, stimolando il dibattito e provocando reazioni intense.








