La transizione industriale verso un modello sostenibile richiede una chiarezza concettuale imprescindibile, spesso compromessa da una sovrapposizione terminologica che rischia di offuscare le priorità e le strategie necessarie. Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e figura di spicco in Confindustria, durante un incontro a Taranto, ha posto l’accento sulla distinzione cruciale tra ambientalizzazione e decarbonizzazione, due processi distinti ma interconnessi, con implicazioni profonde per l’industria siderurgica e per il territorio.L’ambientalizzazione, nel contesto dell’acciaieria di Taranto, rappresenta un percorso già intrapreso con interventi mirati e significativi. Questi interventi hanno portato l’impianto a raggiungere standard elevati in termini di riduzione delle emissioni nocive e minimizzazione dell’impatto sulla salute pubblica, configurandolo come uno degli impianti più avanzati a livello globale sotto questo specifico profilo. Si tratta di un processo volto a mitigare gli impatti diretti sulla salute umana e sull’ambiente locale, concentrandosi sulla correzione di pratiche e tecnologie dannose.La decarbonizzazione, d’altro canto, è un obiettivo più ampio, inerente alla lotta contro il cambiamento climatico globale. Essa implica la riduzione radicale delle emissioni di CO2 derivanti dai processi industriali, in particolare dagli altiforni, che rappresentano una fonte significativa di gas serra. Questa sfida va ben oltre le problematiche sanitarie e ambientali localizzate nel territorio ionico, richiedendo una trasformazione profonda dei sistemi produttivi su scala internazionale.La transizione verso forni elettrici e l’utilizzo di idrogeno come combustibile alternativo nel preriduttore (DRI) rappresenta un elemento chiave di questa decarbonizzazione, ma richiede investimenti considerevoli e tempi di implementazione prolungati. È imperativo, secondo Gozzi, che l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) consenta l’operatività di almeno due altiforni esistenti in parallelo, garantendo la continuità produttiva fino al completamento delle nuove infrastrutture. Un’eccessiva rigidità normativa, basata su prescrizioni che non tengono conto delle specificità industriali e delle dinamiche europee, rischia di compromettere la fattibilità stessa della transizione.L’accesso a quote gratuite di CO2, attualmente garantite dall’Unione Europea, si rivela cruciale per la competitività delle imprese siderurgiche europee. La loro eliminazione brusca renderebbe i costi di produzione insostenibili, mettendo a rischio la sopravvivenza di un settore strategico per l’economia italiana. L’utilizzo di idrogeno come fonte energetica, sebbene promettente, deve essere attentamente calibrato. Percentuali di sostituzione del gas superiori al 70% in un breve lasso di tempo sollevano serie preoccupazioni sulla fattibilità tecnica ed economica del processo.Salvatore Toma, presidente di Confindustria Taranto, sottolinea la delicatezza della situazione attuale relativa all’ex Ilva, auspicando scelte ponderate e scelte guidate dal buon senso, sostenute da una forte presenza dello Stato che ne garantisca la continuità operativa. La complessità del processo di transizione richiede una visione strategica che tenga conto non solo degli aspetti tecnici ed economici, ma anche delle implicazioni sociali e ambientali a lungo termine. Si tratta di un percorso che esige un impegno condiviso tra istituzioni, imprese e comunità locali, orientato verso un futuro industriale più sostenibile e resiliente.
Ambientalizzazione vs Decarbonizzazione: Gozzi chiarisce le priorità industriali.
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