sabato 2 Agosto 2025
29.2 C
Comune di Bari

Export agroalimentare pugliese: rallentamento e nuove sfide

L’export agroalimentare pugliese, motore cruciale dell’economia regionale, si trova a navigare acque agitate, segnando un rallentamento nella sua spinta in avanti.

Le incertezze geopolitiche, amplificate da tensioni commerciali e politiche tariffarie, stanno erodendo i risultati positivi registrati negli anni precedenti.

Un’analisi dettagliata dei dati Coeweb relativi al primo trimestre del 2025, elaborata da Coldiretti Puglia, rivela un quadro articolato, con performance divergenti tra i diversi comparti.

L’olio extra vergine, tradizionalmente fiore all’occhiello della produzione pugliese, mostra segnali di affaticamento, con una crescita contenuta al 2,4%.
Questa performance, sebbene positiva, non compensa le aspettative di un dinamismo più marcato, riflettendo probabilmente le mutevoli preferenze dei consumatori internazionali e le pressioni sui costi di produzione.
La pasta, altro pilastro dell’agroalimentare italiano, subisce un calo dell’1,6%, un segnale preoccupante che potrebbe indicare una saturazione del mercato o una crescente competizione da parte di prodotti alternativi.

I prodotti trasformati a base di frutta e verdura, con una flessione del 4,7%, mostrano una vulnerabilità accentuata, forse dovuta alla maggiore sensibilità a fattori stagionali, alla logistica complessa e alla competizione di prodotti freschi provenienti da paesi con costi di produzione inferiori.
In netto contrasto con questi andamenti negativi, il vino pugliese conferma la sua resilienza, registrando un incremento delle esportazioni pari al 9,3%.
Questo successo è il risultato di investimenti mirati in qualità, promozione e sviluppo di marchi distintivi, in grado di intercettare le nuove tendenze di consumo e di posizionarsi in segmenti di mercato premium.
L’impatto delle tariffe statunitensi, benché attenuate dall’accordo tariffario al 15% rispetto alla minaccia iniziale del 30%, rimane un fattore di rischio rilevante.
L’associazione sottolinea che un’imposizione del 30% avrebbe comportato perdite economiche ingenti, stimabili in 2,3 miliardi di euro per i consumatori americani e per l’intera filiera del Made in Italy.

Tuttavia, l’attuale assetto tariffario, seppur attenuato, necessita di un’attenta gestione e di misure di sostegno per le filiere più penalizzate, considerando anche l’effetto di svalutazione del dollaro, che incide sui prezzi di esportazione.

L’Europa è chiamata ad implementare politiche compensative mirate a mitigare gli effetti negativi e a garantire la competitività delle imprese pugliesi.

Coldiretti Puglia ribadisce con forza la necessità di un quadro normativo globale equo e trasparente, che garantisca la parità di condizioni per tutti gli operatori.

L’accesso al mercato europeo, infatti, non può essere concesso a prodotti agroalimentari provenienti da paesi terzi che non rispettino standard sanitari, ambientali e sociali equivalenti a quelli applicati alle aziende europee.
Questo principio, fondamentale per tutelare la salute dei consumatori, la sostenibilità ambientale e la dignità del lavoro, deve essere applicato rigorosamente e uniformemente su scala internazionale, evitando distorsioni della concorrenza e salvaguardando la reputazione del Made in Italy come sinonimo di qualità, sicurezza e responsabilità sociale.
Il futuro dell’export agroalimentare pugliese dipende dalla capacità di navigare queste sfide complesse, investendo in innovazione, sostenibilità e promozione di un modello di sviluppo agricolo che coniughi competitività economica e responsabilità sociale.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -