Il popolo dei lavoratori della ex Ilva di Taranto, un tempo orgoglio industriale italiano, ora si ritrova a lottare per la sua sopravvivenza. La paura e lo sconforto sono gli atteggiamenti dominanti tra i dipendenti che hanno visto il loro stabilimento precipitare in una situazione di grave crisi, segnata da un clima di incertezza e impotenza. L’operaio Piero, con la sua voce autorevole, richiama l’attenzione sull’immanenza della questione. In questi ultimi anni – dice – si sono assistite ad assunzioni di dirigenti e direttori a raffica mentre la cassa integrazione veniva prorogata continuamente.La situazione appare sempre più insostenibile e gli stessi lavoratori iniziano a sentirsi usati come bancomat, una risorsa infinita da cui attingere fondi. La preoccupazione è evidente: il futuro sembra nero e non si intravedono soluzioni definitive.La legge speciale per Taranto è la richiesta più pressante dei lavoratori che chiedono al governo di intervenire con strumenti straordinari, preparandosi alla possibilità di essere sfrattati. Vernile sostiene che in un paese normale il ministro Urso dovrebbe dimettersi dopo le dichiarazioni sui ritardi nelle autorizzazioni per la messa in sicurezza dell’Afo1 e la risposta della magistratura, ma si continua a giocare sulla pelle dei lavoratori.L’incertezza domina tra i dipendenti della Colata Continua dell’Acciaieria 2. La paura di ciò che accadrà all’impianto già in gravi condizioni è palpabile e le dichiarazioni del ministro Urso sulla possibilità che Taranto possa diventare la prossima Bagnoli aumentano ulteriormente lo stato di ansia.Il lavoratore ammette anche tensioni a livello psicologico, mentre l’apprendimento della fine dei fondi aggiunge una nota di disperazione alla situazione. La domanda che si pone è: come andrà avanti in questa situazione?
Taranto sull’orlo della crisi, le preoccupazioni degli operai
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