Il procedimento giudiziario relativo all’azione inibitoria intentata da un gruppo di dieci genitori tarantini, unitamente al ricorso di un minore affetto da una particolare condizione genetica, contro le società eredi dell’ex Ilva – oggi Acciaierie d’Italia Holding, Acciaierie d’Italia e Ilva spa in amministrazione straordinaria – ha subito un rinvio al 9 ottobre prossimo.
La decisione del Tribunale di Milano, presieduto da Angelo Mambriani, evidenzia una complessità procedurale legata all’emersione di elementi fattuali e documentali cruciali per la valutazione della questione controversa.
L’istanza di rinvio è motivata dalla necessità di acquisire e valutare la documentazione mancante, in particolare il parere istruttorio conclusivo (PIC) redatto dalla Commissione istruttoria AIA-Ippc in data 11 giugno 2024 e il successivo piano di monitoraggio e controllo (PMC) elaborato da Ispra con nota del 20 giugno 2024.
Questi documenti, integralmente connessi al rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per lo stabilimento, costituiscono non solo allegati formali al provvedimento autorizzativo, ma anche elementi imprescindibili per delineare le condizioni operative e le misure di mitigazione dei rischi.
La loro assenza dagli atti processuali impedisce una completa comprensione del quadro normativo e tecnico che disciplina l’attività industriale in questione.
La richiesta di inibizione presentata dai genitori, assistiti dagli avvocati Maurizio Rizzo Striano e Ascanio Amenduni, mira alla cessazione delle operazioni nell’area a caldo dell’acciaieria, un punto centrale del contenzioso che riflette le preoccupazioni per la tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
Il procedimento, riavviato nell’ottobre del 2023, è stato preceduto da un intervento della Corte di Giustizia Europea, chiamata a pronunciarsi su questioni sollevate dal Tribunale di Milano.
La sentenza europea, datata 25 giugno 2024, ha statuito che in presenza di rischi gravissimi per l’ambiente e la salute umana, l’attività dell’ex Ilva dovesse essere sospesa, consolidando un principio di precauzione e responsabilità.
Il rinvio dell’udienza sottolinea la delicatezza del caso, che coinvolge interessi pubblici primari e diritti fondamentali.
La valutazione della legalità e della legittimità dell’attività industriale in corso richiede un esame approfondito e documentato, che tenga conto delle pronunce europee e delle nuove evidenze tecniche.
Alle parti coinvolte è stato concesso un termine fino al 30 settembre 2025 per la presentazione di memorie e documenti integrativi, al fine di consentire un’istruttoria completa e una decisione giudiziale informata.
Il caso rappresenta un banco di prova cruciale per l’applicazione del diritto ambientale e per la conciliazione tra sviluppo economico e protezione della salute umana e dell’ecosistema.