I sette minorenni coinvolti nell’aggressione razzista avvenuta a Taranto sono stati isolati in comunità diverse per evitare ulteriori incidenti e garantire la loro sicurezza, oltre che quella della vittima. Questa misura cautelare è stata disposta dal giudice per i minorenni di Taranto, Paola Morelli, su richiesta del pm Lelio Festa, e notificata ai carabinieri pochi giorni fa. I sette ragazzi (tre 14enni, un 15enne, un 16enne e due 17enni) sono accusati di lesioni personali aggravate dall’odio razziale, resistenza a pubblico ufficiale, vilipendio, violenza privata e violazione del codice della strada. Secondo la ricostruzione dell’inchiesta, il gruppo ha incolonnato un lavoratore stagionale straniero di 26 anni e lo ha trattato come un bersaglio umano: pietre e oggetti contundenti sono stati utilizzati per colpirlo al volto e al corpo. Le ferite riportate dalla vittima sono state giudicate guaribili in venti giorni, ma l’evento non si è limitato a questo, poiché solo 48 ore dopo l’aggressione gli stessi minori sono tornati a insultare la vittima e ad aggredirla nuovamente. La loro condotta è stata definita “disumana” e ha causato notevoli danni materiali e psicologici alla vittima, il cui solo delitto era essere un lavoratore straniero in una zona dove non aveva alcuna connessione familiare o personale. Gli atti di aggressione sono stati denunciati dalle forze dell’ordine, che hanno raccolto informazioni e testimonianze per stabilire l’identità dei responsabili e preparare le accuse. La comunità ha reagito in modo forte e unito contro gli aggressori, sottolineando il loro disprezzo per questo tipo di comportamento violento e razzista. Inoltre, i genitori degli adolescenti sono stati chiamati a dichiararsi su queste accuse e hanno espresso le loro preoccupazioni riguardanti la formazione morale dei figli in questo momento delicato della società italiana, dove il fenomeno dell’odio razziale sta aumentando e richiedendo maggiore attenzione.