La questione delle multiproprietà calcistiche, terreno di scontro acceso tra passione popolare e necessità di regolamentazione, ha recentemente assunto un’urgenza particolare nel contesto del calcio italiano. La vicenda che coinvolge le proprietà contemporanee del Bari e del Napoli da parte della famiglia De Laurentiis, ha esacerbato le tensioni tra i sostenitori baresi, profondamente insoddisfatti della gestione e desiderosi di un cambiamento radicale. Questo malcontento, espresso attraverso contestazioni sempre più veementi, ha portato alla luce una problematica strutturale che si interseca con principi fondamentali del diritto sportivo e con il diritto alla tutela degli interessi acquisiti.Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha affrontato la questione in un contesto significativo: un convegno incentrato sulle nuove professionalità nel calcio, alimentate dall’intelligenza artificiale, presso l’Università Lum di Casamassima. La scelta del luogo, in prossimità di un punto nevralgico come il Baricentro, amplifica l’eco delle proteste dei tifosi, materializzate in uno striscione incisivo che esprime un giudizio severo sulla gestione attuale e sulla sua presunta responsabilità nella “morte del pallone”. L’incontro tra una delegazione di tifosi e il numero uno del calcio italiano, seppur conclusosi senza dichiarazioni ufficiali, suggerisce un tentativo di dialogo e di comprensione delle ragioni di un malcontento profondo.La decisione di Gravina, supportata dal Consiglio Federale, di eliminare la multiproprietà rappresenta un tentativo di conciliare l’esigenza di garantire la tutela del diritto acquisito dai proprietari esistenti con la necessità di promuovere un ambiente sportivo più equo e trasparente. Questa scelta, lungi dall’essere una semplice risposta alle proteste, è il risultato di una complessa valutazione giuridica e sportiva. L’introduzione di una normativa che vieta la multiproprietà non è esente da implicazioni legali e contrattuali, e rischiava di generare contenziosi prolungati e costosi. L’eliminazione di questo potenziale contenzioso testimonia la volontà di creare una stabilità giuridica e di evitare ulteriori complicazioni nel panorama calcistico italiano.La questione, tuttavia, non si risolve unicamente con una disposizione normativa. Essa apre un dibattito più ampio sulla governance del calcio, sulla trasparenza delle operazioni di proprietà e sulla necessità di un maggiore coinvolgimento dei tifosi nelle decisioni che riguardano le loro squadre del cuore. Il futuro del calcio italiano passa attraverso la capacità di trovare un equilibrio tra gli interessi economici dei proprietari, la passione dei tifosi e il rispetto delle regole, in un contesto sempre più complesso e globalizzato. La vicenda della multiproprietà, dunque, rappresenta non solo un caso specifico, ma un campanello d’allarme che invita a una riflessione più profonda sul modello di calcio che si vuole preservare e promuovere.
Multiproprietà Bari-Napoli: Gravina cerca dialogo tra proteste e regole.
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