28 maggio 2024 – 18:40
Alessandro Impagnatiello, il barman coinvolto nell’omicidio di Giulia Tramontano, la sua compagna incinta, è al centro di un intricato quadro psicologico che rivela una personalità disturbata. La consulenza tecnica presentata durante il processo presso la Corte d’Assise di Milano evidenzia chiaramente tratti narcisistici, ossessivo-compulsivi e paranoici che hanno contribuito all’atroce delitto. Nonostante le conclusioni dello psichiatra Raniero Rossetti siano inequivocabili riguardo alla presenza di un vizio di mente in Impagnatiello, quest’ultimo si è dissociato da tali valutazioni durante l’interrogatorio.Le vicende sociolavorative dell’imputato hanno agito da catalizzatore per i suoi disturbi mentali preesistenti, amplificandoli fino a condurlo sull’orlo della follia. Il suo impiego presso un rinomato locale milanese ha alimentato progressivamente il suo ego, trasformandolo in una sorta di divinità autoproclamata. Nei colloqui con lo psichiatra, Impagnatiello ha dischiuso un mondo fatto di menzogne e doppie identità, descrivendo la sua esistenza come un intricato labirinto in cui gestiva due versioni distorte di seeacute; stesso.Il barista ha confessato di aver vissuto una vita fatta di inganni e finzioni, mantenendo in piedi un castello fragile ed instabile. La prospettiva imminente della paternità sembrava essere il detonatore che avrebbe fatto crollare l’intera facciata costruita dal protagonista dell’orrore. L’idea di abbracciare il figlio non ancora nato insieme a Giulia avrebbe potuto rivelarsi come l’inizio della fine per la sua duplice esistenza.La tragica vicenda mette in luce le profonde crepe nella psiche dell’accusato, le quali si sono manifestate nel momento più drammatico possibile. Mentre la giustizia cerca di gettare luce su questo oscuro intreccio mentale, resta inevitabilmente aperta la domanda su cosa possa spingere un individuo ad atti così estremi e irrazionali.
