Nel cuore pulsante di Bologna, Piazza Maggiore si trasforma in un palcoscenico per un’installazione potente e profondamente evocativa: una cella carceraria a grandezza naturale, meticolosamente riprodotta, aperta al pubblico.
L’iniziativa, promossa dalla Camera Penale “Franco Bricola” con il suo osservatorio dedicato ai diritti umani e alla privazione della libertà, in sinergia con Extrema Ratio e con il sostegno dell’Ordine degli Avvocati e del Comune, si propone come un’esperienza immersiva volta a stimolare la riflessione e la consapevolezza sulle condizioni di vita all’interno del sistema penitenziario.
L’installazione, intitolata “La vita dietro le sbarre: una cella al centro della città”, non è un mero atto di esposizione, ma un invito a superare le distanze emotive e geografiche che spesso ci separano dalla realtà carceraria.
Si tratta di un tentativo di rendere tangibile l’esistenza quotidiana di chi è privato della libertà, di evocare la sensazione di claustrofobia, la perdita di privacy, l’erosione della dignità umana che caratterizzano quel contesto.
Gli astanti saranno chiamati a varcare la soglia, a confrontarsi con lo spazio limitato, ad immaginare la monotonia dei giorni, l’assenza di orizzonti, il peso del tempo che si dilata in quell’ambiente asfissiante.
L’evento del 18 e 19 ottobre si configura come un momento di dialogo e approfondimento.
Oltre all’esperienza diretta all’interno della cella, la Camera Penale ha previsto un ricco programma di incontri e interventi.
Alessandro Bergonzoni, attore e regista, aprirà l’evento con una conferenza stampa il 18 ottobre alle 11, offrendo una prospettiva artistica e umanitaria sul tema.
Un contributo di particolare rilevanza sarà offerto dal Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei, figura di spicco nel panorama ecclesiastico italiano impegnata nella difesa dei diritti umani e nell’attenzione ai più vulnerabili.
La sua presenza sottolinea l’importanza di un approccio spirituale e morale alla questione carceraria, richiamando la necessità di promuovere la riabilitazione, il rispetto della persona e la ricerca di soluzioni alternative alla detenzione.
L’iniziativa va oltre la semplice denuncia delle condizioni carcerarie.
Vuole stimolare un dibattito costruttivo, un’analisi critica delle politiche penali, un impegno concreto per la riforma del sistema penitenziario.
Si tratta di un’occasione per interrogarsi sul significato della giustizia, sul ruolo della società nei confronti dei detenuti, sulla possibilità di costruire un futuro più giusto e inclusivo, dove la pena sia accompagnata dalla speranza della reintegrazione.
L’installazione, quindi, aspira a diventare un catalizzatore di cambiamento, un punto di partenza per un percorso di sensibilizzazione e azione a favore dei diritti umani e della dignità di ogni persona, anche dietro le sbarre.