La vicenda giudiziaria che coinvolge Elisabetta Franchi, stilista di fama nazionale, continua a evolversi nel tribunale di Bologna, in un’udienza preliminare carica di implicazioni legali e di delicate questioni di diritto.
La decisione del Giudice per le Indagini Preliminari (GUP) Andrea Romito ha sospeso la pronuncia sul rinvio a giudizio o sull’eventuale proscioglimento, innescando una fase di riflessione e revisione dell’accusa formulata dalla Procura.
Questa scelta strategica del GUP, lungi dall’essere una mera formalità, riflette la complessità del quadro fattuale e la necessità di una più precisa qualificazione giuridica dei comportamenti contestati alla stilista.
Il pm Luca Venturi, sostituito in aula dalla collega Michela Guidi, si è visto incaricato di valutare attentamente le osservazioni del giudice, mantenendo la flessibilità di poter confermare l’attuale imputazione di stalking o, al contrario, orientarsi verso ipotesi meno gravissime, come ad esempio la diffamazione aggravata, che presuppone una maggiore intenzionalità e un impatto più ampio sulla reputazione della persona offesa, o le minacce gravi, che richiedono una dimostrazione di pericolo concreto e imminente per l’incolumità della vittima.
L’udienza si è aperta con il rigetto di un’istanza presentata dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Paolo Creta e Gianmaria Palminteri, che chiedeva il sequestro e l’analisi del telefono cellulare della persona offesa.
Questa richiesta, volta a ottenere prove potenzialmente utili per la difesa, è stata respinta dal giudice, segnando un punto a favore dell’accusa e limitando la capacità della difesa di approfondire la propria indagine.
La parte civile, rappresentata dall’avvocato Antonio Petroncini (subentrato a Chiara Rinaldi), ha seguito con attenzione gli sviluppi della vicenda, protendendo per una piena ammissione di responsabilità da parte dell’imputata.
Le accuse mosse a Elisabetta Franchi ruotano attorno a una serie di azioni mirate a screditare pubblicamente e privatamente la sua ex consulente, una donna con cui in passato aveva coltivato un’amicizia.
Il racconto della vicenda include un post su Instagram particolarmente compromettente, che ha generato una violenta reazione online, una vera e propria “shitstorm” digitale, e altre azioni che, secondo l’accusa, hanno leso la dignità e la reputazione della persona offesa.
La vicenda solleva interrogativi cruciali sull’uso dei social media, sulla libertà di espressione e sui limiti del diritto alla privacy, in un contesto in cui la linea tra critica legittima e diffamazione può essere particolarmente sfumata.
Il rinvio dell’udienza al 7 novembre concede alla Procura il tempo necessario per ponderare attentamente la richiesta del giudice e riqualificare l’imputazione, se necessario.
La decisione finale, che determinerà il destino giudiziario di Elisabetta Franchi, dipenderà da una valutazione rigorosa delle prove raccolte e dall’interpretazione delle norme giuridiche applicabili al caso.
L’evento pone, inoltre, l’attenzione su una tematica sempre più rilevante nel panorama sociale contemporaneo: le conseguenze legali e sociali delle azioni compiute online, e la necessità di bilanciare i diritti individuali con la tutela della reputazione e della dignità altrui.






