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PNRR: Scoperta frode e degrado ambientale a Faenza

Un’operazione della Guardia di Finanza di Faenza ha svelato un sistema fraudolento volto ad accaparrarsi fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), destinati a sostenere la transizione energetica e la produzione di energia rinnovabile.
L’intervento, culminato nel blocco di un finanziamento di circa 500.000 euro e nel sequestro preventivo di un’ampia area di circa 8.000 metri quadrati, evidenzia una preoccupante commistione tra speculazione finanziaria e gravi violazioni ambientali.

Le indagini, avviate in seguito alla segnalazione di anomalie nella documentazione presentata da un’impresa florovivaistica richiedente il contributo PNRR, hanno rivelato una ricostruzione artificiosa dei requisiti necessari per l’ammissibilità al finanziamento.
L’accusa è quella di aver falsificato dati e informazioni al fine di ottenere il contributo, destinato alla realizzazione di un impianto fotovoltaico.

La segnalazione è stata immediatamente trasmessa al Gestore dei Servizi Energetici, il quale è ora chiamato a rivalutare l’ammissibilità e a revocare il contributo illegittimamente erogato.
Le verifiche sul campo hanno riservato ulteriori sorprese, svelando una situazione di grave degrado ambientale.

Durante l’ispezione dell’area designata per l’impianto solare, sono stati rinvenuti materiali di scarto potenzialmente dannosi per l’ambiente, sollevando immediati sospetti sulla corretta gestione dei rifiuti.

L’analisi tecnica condotta dall’Arpae di Ravenna ha confermato la presenza diffusa di sostanze classificate come rifiuti pericolosi, un dato allarmante che ha ampliato i confini dell’inchiesta.
Per determinare l’estensione precisa dell’area contaminata, è stato necessario l’intervento del Reparto aeronavale della Guardia di Finanza di Rimini, che ha effettuato riprese aeree e rilievi fotografici di precisione, fondamentali per documentare l’impatto ambientale.

La gravità degli illeciti riscontrati ha portato alla loro immediata segnalazione alla Procura della Repubblica di Ravenna, che ha disposto il sequestro preventivo delle aree interessate dallo sversamento, al fine di preservare l’ambiente e impedire ulteriori danni.

L’indagine si concentra ora sull’accertamento delle responsabilità penali per i presunti autori della violazione delle norme ambientali e del codice penale, con particolare attenzione alla gestione illegale e allo smaltimento di rifiuti speciali.
Gli indagati dovranno provvedere, sotto stretto controllo delle autorità competenti, alla rimozione e allo smaltimento corretto di circa 90 tonnellate di rifiuti, di cui una quota consistente, pari a 70 tonnellate, è classificata come pericolosa, richiedendo procedure di gestione specifiche e costose.

L’episodio solleva interrogativi urgenti sulla necessità di rafforzare i controlli e i sistemi di verifica nell’utilizzo dei fondi PNRR, per evitare che risorse destinate alla sostenibilità ambientale vengano utilizzate per attività illegali e dannose per il territorio.

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