Un appello alla comunità scolastica: coltivare la resilienza, la compassione e il discernimento nell’era della complessitàIn un momento cruciale, all’alba di un nuovo anno accademico, giunge una riflessione profonda rivolta alla scuola emiliano-romagnola, firmata dal Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei.
Non si tratta di una semplice lettera, ma di un invito pressante a riorientare il ruolo dell’istituzione scolastica in un’epoca segnata da sfide inedite e incertezze pervasive.
La scuola, da sempre fulcro della trasmissione del sapere e della formazione del futuro, è chiamata oggi a svolgere un compito ben più ampio: quello di dotare gli studenti degli strumenti necessari per navigare un mondo complesso, spesso contraddittorio, e intrinsecamente permeato di violenza e disuguaglianze.
L’educazione non può limitarsi all’acquisizione di competenze tecniche; deve, soprattutto, coltivare la resilienza, l’empatia e la capacità di discernimento.
Il Cardinale Zuppi sottolinea con forza l’importanza di non scoraggiarsi di fronte all’apparente mancanza di risultati immediati.
I frutti dell’educazione, come i germogli di un albero, si manifestano spesso nel tempo, e la loro piena maturazione può richiedere anni o addirittura generazioni.
Questo principio fondamentale ci esorta a perseverare con passione e speranza, consapevoli che il seme piantato oggi può germogliare in un futuro che appare, a tratti, nebuloso e preoccupante.
Un tema centrale della riflessione è rappresentato dal bullismo e dalle discriminazioni.
La scuola non può tollerare comportamenti predatori, né giustificare la ricerca di status attraverso l’umiliazione altrui.
È imperativo riaffermare un concetto semplice ma potente: la vera grandezza risiede nella capacità di ascoltare, di aiutare, di donare amore e comprensione.
Chi si erge a bullo, spesso, cela una profonda fragilità, una paura esistenziale che lo spinge a cercare potere attraverso l’oppressione.
È un grido d’aiuto mascherato, un segnale di sofferenza che merita attenzione e cura, piuttosto che condanna e isolamento.
Un approccio educativo volto alla comprensione delle radici del comportamento aggressivo può favorire la riabilitazione e la crescita personale.
La sfida tecnologica del nostro tempo, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, richiede un ripensamento radicale dell’approccio didattico.
Non è sufficiente insegnare a utilizzare gli strumenti digitali; è fondamentale sviluppare un pensiero critico che permetta di comprendere le implicazioni etiche e sociali delle nuove tecnologie.
La scuola deve preparare gli studenti a diventare artefici del progresso, non semplici consumatori passivi, capaci di utilizzare l’intelligenza artificiale per migliorare la vita di tutti, e non per amplificare disuguaglianze e manipolazioni.
L’anonimato garantito dal digitale, troppo spesso, alimenta un linguaggio aggressivo e irresponsabile, un fenomeno che la scuola deve affrontare con fermezza, promuovendo una cultura del rispetto e della responsabilità digitale.
In definitiva, l’appello del Cardinale Zuppi è un invito alla scuola a riscoprire la propria vocazione più profonda: quella di essere un luogo di crescita umana, di dialogo interculturale e di formazione alla cittadinanza responsabile, un faro di speranza in un mondo attraversato da ombre e incertezze.
Una comunità scolastica coesa, fondata sui valori della compassione, del coraggio e della verità, è la migliore risposta alle sfide del nostro tempo.