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Autolesionismo: Dolore, un’esperienza immersiva a Bologna.

Un’ombra silenziosa si allunga sul panorama giovanile italiano: secondo recenti indagini, circa un adolescente su sette – una percentuale significativa, pari al 15% della popolazione – manifesta comportamenti autolesionistici.

In una classe media o superiore, questo si traduce in un numero preoccupante di studenti, spesso invisibili, che affrontano una battaglia interiore complessa e dolorosa.
L’aumento di questi fenomeni, particolarmente evidente negli ultimi anni e amplificato dalle ripercussioni emotive e sociali della pandemia, richiede un’attenzione urgente e un cambio di paradigma nel modo in cui affrontiamo la salute mentale dei giovani.

Il Centro di Psicoanalisi Dedalus, con il supporto del Comune di Bologna, offre uno spiraglio di comprensione e dialogo attraverso il progetto “Dolore”, culminato nella performance omonima.
Sabato 11 ottobre 2025, il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna – si trasformerà in un laboratorio di empatia, accogliendo il pubblico dalle 10 alle 19.

L’evento non è un mero spettacolo, ma un percorso immersivo progettato per destrutturare le barriere tra spettatore e vissuto altrui.

L’opera, frutto della visionaria ideazione e composizione di Eleonora Beddini e della coreografia suggestiva di Corradina Grande, si articola in brevi esperienze individuali, pensate per restituire la profondità e la soggettività del dolore.

Il visitatore non sarà un semplice osservatore, ma un compagno di viaggio in un’esplorazione intima e delicata.
A completare il quadro, una videoinstallazione di Riccardo Sarti, rimasta fruibile fino al 26 ottobre, amplierà ulteriormente il messaggio attraverso un linguaggio visivo potente e suggestivo.

Il cuore pulsante dell’opera risiede nei sedici performer, un gruppo eterogeneo composto da attori professionisti e giovani che hanno personalmente affrontato e superato esperienze di autolesionismo.
Queste persone, coraggiose e vulnerabili, hanno condiviso le loro storie, non solo raccontandole, ma incarnandole attraverso il corpo e l’espressione artistica, offrendo una testimonianza autentica e commovente.
“Dolore” si colloca all’interno di un percorso più ampio intrapreso dal Centro Dedalus al MAMbo, un triptico dedicato alle fragilità giovanili: “Sembianze” (2021) ha affrontato il tema del bullismo, “Relazioni” (2023) ha indagato i disturbi alimentari.

Il progetto si configura come un atto di ascolto attivo, un tentativo di decostruire i silenzi e i tabù che circondano la sofferenza psicologica dei giovani, ma anche come un faro di speranza, un invito a ricostruire legami e a coltivare la resilienza.
Come sottolineato dall’assessore alla Scuola del Comune di Bologna, Daniele Ara, l’arte non pretende di essere una scienza, ma può incarnare uno strumento conoscitivo straordinariamente efficace: attraverso la sinergia di musica, movimento e immagini, è possibile dare voce a ciò che spesso rimane nascosto, marginalizzato, inespresso.
Arianna Marfisa Bellini, del Centro di Psicoanalisi Dedalus, aggiunge: “Con ‘Dolore’ aspiriamo a trasformare la sofferenza in un’esperienza condivisa, fertile, in grado di generare comprensione, empatia e, soprattutto, un rinnovato impegno verso il benessere psicologico dei nostri ragazzi.
” Il progetto si propone, dunque, come un invito a non voltare lo sguardo, ma a creare uno spazio sicuro e accogliente dove la vulnerabilità possa essere riconosciuta, accettata e trasformata in forza.

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