L’Emilia-Romagna, fulcro storico di dinamismo imprenditoriale, registra nel secondo trimestre 2025 un quadro complesso, caratterizzato da una contrazione delle nuove iscrizioni aziendali e da un rallentamento nella crescita complessiva del tessuto produttivo regionale.
I dati Movimprese elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna evidenziano 5.803 nuove imprese costituite tra aprile e giugno, in contrasto con le 3.762 cessazioni, generando un saldo positivo di 2.041 unità.
Questo risultato, seppur positivo, rappresenta un minimo decennale, superato unicamente dal dato anomalo del secondo trimestre 2020, segnato dall’impatto della pandemia.
Il saldo positivo complessivo, pari a 2.041, si posiziona inoltre come il più basso degli ultimi cinque anni, segnalando una fase di transizione e potenziale riadattamento per l’economia regionale.
L’analisi settoriale rivela tendenze divergenti che delineano la metamorfosi del panorama imprenditoriale emiliano-romagnolo.
Il settore primario – agricoltura, silvicoltura e pesca – continua a sperimentare una contrazione delle attività, con una perdita di 53 imprese, riflettendo le sfide strutturali legate alla concorrenza globale e alla sostenibilità ambientale.
Al contrario, settori chiave come l’industria (+59), le costruzioni (+442) e, soprattutto, i servizi (+1.615) mostrano una spiccata resilienza e capacità di crescita.
Questa polarizzazione suggerisce una riallocazione delle risorse e una progressiva specializzazione dell’economia regionale verso attività a maggiore valore aggiunto e innovazione tecnologica.
Un elemento significativo è l’evoluzione delle forme giuridiche.
L’incremento delle società di capitale (+1.328) testimonia una crescente propensione degli imprenditori verso strutture aziendali più complesse e finanziariamente robuste, necessarie per affrontare mercati sempre più competitivi e globalizzati.
In particolare, il ritorno a un saldo positivo delle ditte individuali (+886) indica una rinnovata fiducia nell’imprenditoria individuale, sostenuta forse da minori oneri burocratici e una maggiore flessibilità operativa.
Confrontando l’andamento emiliano-romagnolo con quello delle regioni limitrofe, emerge un quadro di relativa tenuta.
Sebbene il tasso demografico regionale (+0,47%) sia inferiore a quello di Veneto (+0,53%) e Lombardia (+0,66%), si attesta in linea con quello piemontese (+0,45%).
Questa comparazione suggerisce che le sfide che l’Emilia-Romagna sta affrontando sono condivise a livello macro-regionale, richiedendo un’azione concertata per stimolare la crescita e l’attrattività del territorio.
La capacità di adattamento e l’innovazione rimangono quindi fattori cruciali per il futuro del tessuto imprenditoriale regionale, chiamati a compensare un rallentamento che, pur attenuato, impone una riflessione approfondita sulle strategie di sviluppo economico.