L’attuale proposta governativa per le aree interne, lungi dal rappresentare una strategia di sviluppo, rischia di cristallizzare una spirale di declino, un approccio rassegnato che contrasta nettamente con gli sforzi e le prospettive che, con visione trasversale, stiamo coltivando a livello regionale. Come Presidente dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna, e con una profonda esperienza maturata a Castiglione dei Pepoli, un comune appenninico che incarna le sfide e le potenzialità di queste zone, ritengo imperativo ribaltare questa narrazione pessimistica.Il contesto demografico e socio-economico italiano è caratterizzato da una polarizzazione sempre più marcata. Le metropoli, attrattive per definizione, subiscono una pressione insostenibile: gentrificazione incontrollata, crisi abitative che escludono fasce sempre più ampie della popolazione, difficoltà di mobilità e una progressiva erosione dei servizi essenziali. Paradossalmente, mentre si proclama la fine di interi territori marginali, le città diventano luoghi sempre meno vivibili e inclusivi.La soluzione, a mio avviso, non risiede nell’accettazione passiva, ma in una ri-pensata strategica del territorio nazionale. Le aree interne, troppo spesso considerate un peso, un fardello da ignorare, rappresentano in realtà un’opportunità inesplorata per la rigenerazione complessiva del Paese. Ignorare questo potenziale significa perdere un’occasione cruciale per costruire un’Italia più equa, resiliente e sostenibile.L’impostazione del Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne, con la sua dichiarazione di “declino irreversibile” per alcune zone e la proposta di accompagnarle nella “decadenza”, è profondamente problematica. Questo tipo di approccio, oltre ad essere moralmente inaccettabile, rischia di trasformarsi in una profezia autoavverante, un circolo vizioso che aggrava le disuguaglianze e priva intere comunità della speranza di un futuro migliore.Non possiamo, in buona coscienza, accettare un ruolo di abdizione da parte dello Stato nei confronti di un patrimonio inestimabile, un patrimonio che comprende non solo risorse naturali e paesaggistiche, ma anche un ricco tessuto culturale, sociale e storico che merita di essere valorizzato e rafforzato.Il futuro dell’Italia non può essere confinato alle sole aree metropolitane, ai corridoi del consumo e della speculazione. Le aree interne, che coprono ben il 60% del territorio nazionale, costituiscono un asset strategico che deve essere messo in campo con investimenti mirati e di ampio respiro. Si tratta di potenziare infrastrutture, garantire l’accesso a servizi sanitari e istruzione di qualità, e promuovere la digitalizzazione, colmando il divario tecnologico che ancora separa queste zone dal resto del Paese.L’Emilia-Romagna, grazie alla sinergia tra risorse derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e strumenti regionali, ha già dimostrato concretamente che investire in comunità, promuovere la prossimità e rafforzare i legami sociali produce risultati tangibili e duraturi. Questa è la strada da seguire, un percorso di sviluppo inclusivo e sostenibile che metta al centro le persone e il territorio. Non possiamo permettere che la rassegnazione prevalga.
Aree Interne: Rischio di Declino o Opportunità di Rinascita?
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