A Cagliari, una significativa inversione di rotta segna l’abbandono di un regolamento che, per due anni, aveva limitato il diritto al bivacco e all’elemosina.
La decisione, presa con 18 voti favorevoli nell’ambito di un ordine del giorno proposto dal consigliere Matteo Massa (Progressisti), pone fine a una normativa introdotta dalla precedente amministrazione guidata dal sindaco Paolo Truzzu, suscitando un acceso dibattito politico e sollevando interrogativi sulle strategie più adatte per affrontare la questione della povertà e del disagio sociale in città.
La revoca del regolamento, in particolare dell’articolo 7 del regolamento di sicurezza approvato nel 2023, si basa su una reinterpretazione dei principi cardine che governano il rapporto tra cittadinanza, diritto e sicurezza urbana.
Secondo l’analisi presentata dal consigliere Massa, la legislazione nazionale già definisce con precisione i comportamenti che possono essere sanzionati e perseguiti, rendendo superfluo l’intervento di regolamenti locali che etichettano come responsabili di problemi di sicurezza le persone in condizione di marginalità sociale, prive di dimora e quelle che richiedono l’elemosina.
Questa prospettiva sottolinea come la sicurezza urbana non debba essere perseguita a scapito dei diritti fondamentali, ma attraverso un approccio integrato che ponga al centro l’emancipazione dalla povertà e la garanzia di un’assistenza adeguata.
L’amministrazione comunale si dichiara impegnata nell’attuazione di interventi mirati a fornire supporto alle fasce più vulnerabili della popolazione, riconoscendo che la soluzione ai problemi di marginalità sociale non risiede nella repressione, ma nella creazione di opportunità di reinserimento e nella promozione di una cultura dell’accoglienza e della solidarietà.
La decisione di abrogare l’articolo 7 del regolamento, tuttavia, non è passata inosservata.
Il centrodestra ha espresso forti critiche, definendo la scelta “un errore” che rischia di compromettere ulteriormente la situazione, piuttosto che risolverla.
Pur ammettendo che le norme esistenti necessitavano di miglioramenti, l’opposizione lamenta che la loro eliminazione priva le forze dell’ordine di uno strumento operativo utile per gestire situazioni complesse e spesso caratterizzate da elevati livelli di vulnerabilità.
L’eliminazione “tout court” di una normativa, seppur imperfetta, viene percepita come un passo indietro nella preparazione della città a fronteggiare un fenomeno multidimensionale che richiede risposte serie e concrete, al di là di considerazioni ideologiche.
Il dibattito aperto a Cagliari solleva questioni cruciali: quale ruolo devono avere le normative locali nella gestione della povertà e del disagio sociale? Come bilanciare la necessità di garantire la sicurezza urbana con il rispetto dei diritti fondamentali delle persone in condizione di marginalità? E, soprattutto, quali strategie più efficaci possono essere adottate per contrastare la povertà e promuovere l’inclusione sociale, creando una comunità più giusta e solidale? La decisione presa a Cagliari, al di là delle polemiche politiche, rappresenta una sfida importante per l’intera città, invitando a una riflessione profonda e a un impegno concreto per costruire un futuro più equo e inclusivo per tutti.






