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venerdì 31 Ottobre 2025

Cagliari, sentenza finale: 26 anni a Gabriele Cabras per l’omicidio Pergola

Il dramma che ha scosso la comunità cagliaritana si è concluso con la sentenza a carico di Gabriele Cabras, condannato a ventisei anni di reclusione e tre di libertà vigilata dalla Corte d’Assise di Cagliari.
L’uomo, ventunenne di Sinnai, è accusato dell’omicidio di Gabriele Pergola, quarantatreenne residente a Quartu Sant’Elena, trovato senza vita il 31 luglio 2023 in una stanza del Beb Corte Cristina a Quartucciu.
Un caso che ha sollevato interrogativi profondi sulle dinamiche della violenza, la vulnerabilità delle persone in condizioni di fragilità e le ombre che si celano dietro la facciata di un’apparente normalità.

La richiesta di pena massima, l’ergastolo senza attenuanti, avanzata dal pubblico ministero Diana Lecca, rifletteva la gravità del reato e la necessità di una risposta severa per un atto così efferato.

La difesa, rappresentata dall’avvocato Giovanni Cabras, aveva invece optato per la via dell’assoluzione, cercando di delineare un quadro alternativo degli eventi.

Secondo l’accusa, il giovane e la vittima si erano incontrati nel Beb con l’intento di condividere sostanze stupefacenti.
L’incontro, inizialmente apparentemente pacifico, si sarebbe presto trasformato in un tragico scontro, culminato nella morte di Pergola, strangolato.

L’azione delittuosa, presumibilmente motivata da un tentativo di rapina, avrebbe visto il giovane fuggire dalla scena portando con sé la somma di circa seicento euro.

L’individuazione rapida, grazie all’efficacia del sistema di videosorveglianza sia all’interno della struttura ricettiva che nelle aree circostanti, ha permesso di rintracciare Cabras a Sinnai, smontando la sua possibilità di sottrarsi alla giustizia.
La scena del crimine, ricostruita dalla polizia scientifica, ha rivelato un contesto angosciante: il corpo nudo di Pergola adagiato accanto al letto, l’asciugamano stretto attorno al collo, un lenzuolo abbandonato a terra e tracce evidenti di una violenta colluttazione.

Questi elementi, uniti alle testimonianze e agli elementi probatori raccolti, hanno contribuito a delineare il quadro di una lotta disperata.
Durante l’interrogatorio, Cabras ha fornito una versione dei fatti volta a minimizzare la sua responsabilità.
Ha descritto un incontro iniziato con l’assunzione congiunta di sostanze stupefacenti, seguita da minacce da parte di Pergola e, infine, una presunta perdita di controllo che lo avrebbe portato a compiere l’azione fatale senza piena consapevolezza.

Ha inoltre riferito di un tentativo di approccio da parte di Pergola, che avrebbe scatenato la prima colluttazione, preludio alla tragedia.

La sentenza emessa dalla Corte d’Assise segna una tappa importante in questo processo di accertamento della verità e di ricerca di giustizia per la famiglia di Gabriele Pergola.
Tuttavia, solleva anche interrogativi complessi.

La dipendenza da sostanze stupefacenti, la precarità sociale, le dinamiche di potere e le relazioni interpersonali fragili si intrecciano in un quadro complesso che richiede un’analisi approfondita per comprendere le cause profonde di una tragedia che ha segnato una comunità intera.
La vicenda Cabras-Pergola rappresenta, in definitiva, uno specchio impietoso delle ferite che affliggono la società contemporanea.

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