La recente ondata di casi di Febbre del Nilo nella provincia di Oristano, Sardegna, continua a destare preoccupazione e richiede un’analisi approfondita delle dinamiche epidemiologiche in atto.
Il dipartimento di Igiene e Prevenzione della Asl 5 ha recentemente confermato due ulteriori infezioni, coinvolgendo un’anziana residente ad Ardauli e un uomo di Cabras, entrambi attualmente in cura presso l’ospedale San Martino di Oristano.
Questo innalza il numero complessivo di casi accertati nel 2025 a 24, una cifra significativa che testimonia la persistenza e la potenziale espansione del virus West Nile nell’arcipelago.
La gravità della situazione è ulteriormente evidenziata dai dati relativi ai ricoveri (11 pazienti attualmente ospedalizzati) e, tragicamente, dal decesso di un paziente di Ghilarza, la cui condizione preesistente, aggravata dalla West Nile, ha contribuito all’esito fatale.
Questo evento sottolinea la vulnerabilità di individui con comorbidità e l’importanza cruciale di un intervento sanitario tempestivo e multidisciplinare.
L’indagine epidemiologica, immediatamente avviata dal dipartimento di Prevenzione, mira a circoscrivere le aree di rischio e a implementare misure di disinfestazione mirate, estendendosi per un raggio di 200 metri attorno alle abitazioni dei soggetti infetti.
Queste azioni sono essenziali per interrompere la trasmissione del virus, che si propaga attraverso la puntura di zanzare Culex, principali vettori responsabili della diffusione dell’agente patogeno.
La direttrice del dipartimento di Sanità e Prevenzione della Asl 5, Maria Valentina Marras, ha richiamato l’attenzione su un aspetto fondamentale: l’elevata percentuale di asintomatici (circa l’80%), che rappresentano un serbatoio silenzioso del virus e rendono difficile la sua localizzazione.
Sebbene il 20% dei contagiati manifesti sintomi simil-influenzali, è la minoranza, in particolare anziani e persone con fragilità immunitaria o preesistenti patologie, a sviluppare le forme più severe, quali encefalite e meningoencefalite, con conseguenze potenzialmente invalidanti o fatali.
L’incremento dei casi di Febbre del Nilo non è un evento isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di cambiamenti climatici e alterazioni degli ecosistemi che favoriscono la proliferazione delle zanzare e l’espansione geografica di malattie infettive trasmesse da vettori.
La crescente temperatura media e i modelli di pioggia alterati creano condizioni ideali per la riproduzione delle zanzare, ampliando l’area di rischio e prolungando la stagione di trasmissione.
La sensibilizzazione della popolazione e l’adozione rigorosa di misure preventive rimangono cruciali.
È fondamentale proteggere se stessi e i propri cari, eliminando ristagni d’acqua dove le zanzare possono riprodursi (sistemi di scarico, vasi di fiori, pneumatici abbandonati), utilizzando repellenti per insetti, indossando abiti protettivi durante le ore di maggiore attività delle zanzare e installando zanzariere alle finestre e alle porte.
Ulteriori ricerche scientifiche sono necessarie per comprendere appieno i meccanismi di trasmissione del virus West Nile, sviluppare vaccini efficaci e implementare strategie di controllo dei vettori più mirate e sostenibili.