La vicenda che avvolge la tragica scomparsa di Giovanni Marchionni, il ventunenne originario di Bacoli (Caserta) ritrovato senza vita a bordo di uno yacht nella Marina di Portisco, Costa Smeralda, si appresta a essere ricostruita attraverso un’approfondita indagine tecnica.
La Procura della Repubblica di Tempio Pausania, guidata da Gregorio Capasso e affiancata dalla sostituta Milena Aucone, ha avviato un’indagine preliminare per omicidio colposo, aprendo un fascicolo a carico di persone attualmente sconosciute.
La complessità del caso impone una rigorosa analisi perimetrale, con l’obiettivo di definire con precisione le dinamiche che hanno portato alla morte del giovane.
A tal fine, sono stati incaricati due consulenti tecnici: l’ingegnere Antonio Scamardella, designato dalla famiglia Marchionni, e Giuseppe Mangano, scelto dalla Procura.
L’attenzione si concentrerà in particolare su due aree cruciali dell’imbarcazione: il vano delle batterie e il serbatoio delle acque nere del wc chimico.
L’ipotesi, emersa dalle prime ricostruzioni, suggerisce che l’intossicazione da gas potenzialmente tossici, rilasciati dalle sostanze contenute nel serbatoio del bagno chimico, possa aver contribuito al decesso.
Tuttavia, l’autopsia condotta finora non ha fornito una certezza diagnostica, lasciando spazio a ulteriori approfondimenti.
Gli esami tossicologici in corso rappresentano un elemento chiave per dirimere la questione e fornire elementi di chiarezza.
Parallelamente all’indagine penale, la Direzione Generale dell’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) ha avviato un’indagine di natura amministrativa per valutare l’eventuale configurabilità di un infortunio sul lavoro.
Questa iniziativa è stata sollecitata dalle dichiarazioni della famiglia del giovane, dei suoi amici e dal sindaco di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, che hanno costantemente sostenuto che Marchionni si trovasse in Sardegna per motivi lavorativi.
Tale ricostruzione contrasta con la versione fornita dagli imprenditori campani proprietari dello yacht, i quali hanno sempre affermato che il giovane si trovava a bordo come ospite durante un periodo di vacanza.
Per tutelare i propri interessi, i proprietari dell’imbarcazione si sono avvalsi dell’assistenza legale di Giampaolo Murrighile e Sebastiano Giaquinto.
La discrepanza tra le due versioni degli eventi rende ancora più rilevante l’importanza delle perizie tecniche, che potrebbero fornire elementi decisivi per chiarire lo status lavorativo del giovane e, di conseguenza, per stabilire la natura dell’evento tragico.
La ricostruzione accurata delle dinamiche che hanno portato alla morte di Giovanni Marchionni è un imperativo etico e legale, al fine di garantire giustizia e fornire risposte alla famiglia e alla comunità.
L’indagine dovrà tenere conto di tutti gli elementi disponibili, compresi i rapporti di lavoro, le condizioni ambientali a bordo e le possibili negligenze che potrebbero aver contribuito alla morte del giovane.