La recente firma del protocollo d’intesa volto al rilancio del sistema sanitario regionale, siglato tra la Regione e le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, ha sollevato una controversia significativa, focalizzata sull’assenza di rappresentanza del NurSind, il sindacato che si focalizza esclusivamente sulla tutela di infermieri e ostetriche.
Questa omissione, definita dal segretario regionale Fabrizio Anedda una “grave distrazione”, mette in luce una problematica più ampia: la marginalizzazione delle voci direttamente coinvolte nella gestione delle criticità sanitarie che affliggono la Sardegna.
L’esclusione del NurSind è particolarmente inaccettabile considerando il ruolo cruciale che infermieri e ostetriche svolgono nell’affrontare la cronica carenza di personale, una problematica che, solo in Sardegna, si traduce in circa tremila unità mancanti.
La forza del sindacato, testimoniata dalla sua costante crescita di iscritti e dalla significativa rappresentanza ottenuta nelle elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU), superando il 10%, ne fa un interlocutore imprescindibile per qualsiasi iniziativa volta a migliorare la situazione del sistema sanitario.
Il protocollo in questione, che ambisce a un potenziamento e riconversione territoriale dei servizi, non può ignorare la prospettiva di chi opera quotidianamente in prima linea, affrontando le sfide più pressanti.
La gestione delle risorse umane, la riorganizzazione dei servizi e l’implementazione di nuove strategie devono necessariamente coinvolgere attivamente i professionisti sanitari, i quali possiedono una conoscenza approfondita delle problematiche e delle potenzialità del sistema.
Il NurSind non contesta l’obiettivo di migliorare il sistema sanitario, anzi, ne auspica il raggiungimento.
Tuttavia, insiste sulla necessità di una partecipazione attiva e trasparente, che permetta di valutare criticamente il protocollo e di proporre soluzioni concrete, basate sull’esperienza sul campo.
L’assenza di questa partecipazione rischia di produrre iniziative inefficaci o addirittura controproducenti, che non risolveranno i problemi strutturali del sistema.
L’episodio solleva interrogativi più ampi sul metodo di coinvolgimento delle parti sociali nella definizione delle politiche sanitarie.
Il rispetto dei principi di rappresentanza, sanciti dalla legge e dai contratti collettivi, dovrebbe costituire un punto fermo per garantire la legittimità e l’efficacia delle decisioni.
La ricerca di soluzioni condivise, fondate sul dialogo e sulla collaborazione, dovrebbe prevalere su logiche settoriali e su approcci che rischiano di creare divisioni e di alimentare il malcontento.
Il sindacato rivendica, non una corsia preferenziale, ma un trattamento equo e paritario, basato sul riconoscimento del ruolo e della competenza dei professionisti sanitari.
La speranza è che l’episodio possa rappresentare un’occasione per riflettere su come migliorare i processi decisionali e per costruire un sistema sanitario più inclusivo, efficiente e capace di rispondere alle esigenze di tutti i cittadini sardi.
Un sistema che, per essere veramente efficace, deve valorizzare le voci di chi lo rende possibile.