La vicenda di Marcella Corda incarna una profonda crisi di fiducia nel sistema giuridico e istituzionale, un labirinto burocratico e legale che ha consumato quindici anni della sua vita e compromesso irrimediabilmente il suo patrimonio.
La storia, più che un semplice contenzioso immobiliare, si rivela una denuncia amara contro le falle di un meccanismo presunto garante di giustizia e trasparenza.
Nel 2002, l’acquisto di un’abitazione a Medau Su Cramu, a Molentargius, rappresentava per Marcella e la sua famiglia una promessa di futuro, una base sicura.
Il percorso, apparentemente lineare, ha seguito la prassi: mutuo bancario ottenuto a seguito di verifiche tecniche, perizie notarili, controlli preventivi a loro discapito.
Solo successivamente, al momento di procedere alla vendita, una brusca rivelazione ha squarciato l’illusione: l’immobile, precedentemente acquistato, risultava essere costruito in maniera abusiva.
L’impatto emotivo ed economico è stato devastante.
L’impossibilità di vendere l’abitazione, unitamente alla scoperta di pignoramenti pregressi e ordinanze di demolizione risalenti agli anni ’80, ha innescato una spirale di eventi tragici.
Le procedure legali, lunghe e complesse, hanno portato alla vendita all’asta dell’immobile, un atto percepito come un’ingiustizia aggravata dalla persistenza di debiti residui verso la banca.
La sentenza, attesa per nove anni, pur riconoscendo la correttezza delle argomentazioni di Marcella, ha mantenuto inalterato l’obbligo di rimborso verso l’istituto bancario, lasciando la famiglia in una situazione di profonda precarietà.
Questa decisione ha spinto Marcella a presentare un esposto al Consiglio Superiore della Magistratura e a sporgere querela, sollevando interrogativi sulla mancata verifica degli obblighi antiriciclaggio relativi all’acquirente all’asta, e evidenziando una potenziale connivenza o negligenza istituzionale.
La vicenda non si esaurisce in un mero contenzioso legale; essa svela una profonda riflessione sull’etica professionale, sulla responsabilità istituzionale e sulla tutela dei diritti dei cittadini di fronte a un sistema percepito come ingiusto e inefficiente.
La storia di Marcella Corda è un campanello d’allarme, un invito a ripensare i meccanismi di controllo e di garanzia che dovrebbero proteggere i cittadini dalle truffe e dalle speculazioni, e a risanare la frattura di fiducia tra i cittadini e le istituzioni.
L’auspicio di una vittoria in appello rappresenta non solo la speranza di recuperare il patrimonio perso, ma soprattutto la volontà di ristabilire un senso di giustizia e di equità in un sistema che, per troppo tempo, ha lasciato una famiglia sola ad affrontare un’odissea legale irrisolvibile.