La Sardegna si configura come un territorio di profonda vulnerabilità nel panorama italiano per quanto riguarda il benessere e lo sviluppo infantile e adolescenziale. Un quadro allarmante emerge dall’analisi recente del rapporto 2024 e dal focus regionale elaborato da CRC (Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza), presentati al Consiglio Regionale. Questi dati, corredati dall’intervento di Arianna Saulini di Save The Children Italia, svelano una complessa rete di fattori di rischio che compromettono il futuro delle nuove generazioni.Il declino demografico assume contorni particolarmente critici. La natalità, crollata a livelli storici minimi (4,6 nati per mille abitanti), si traduce in una popolazione giovanile ridotta a una frazione marginale del totale regionale, attestandosi al 12,7%, il dato più basso d’Italia. Questa contrazione non è un mero fenomeno statistico, ma un campanello d’allarme che segnala una perdita di capitale umano e un potenziale freno alla crescita futura dell’Isola.La povertà minorile rappresenta la ferita più profonda. Un terzo dei bambini sardi (32,9%) vive in condizione di povertà relativa, un incremento esponenziale rispetto a soli due anni prima. Questa realtà non si limita alla mera indigenza economica, ma si traduce in deprivazione di opportunità, esclusione sociale e compromissione del percorso educativo e formativo.L’alto tasso di rischio di esclusione sociale, che interessa il 41,1% dei minori sardi contro una media nazionale del 29,6%, aggrava ulteriormente la situazione. Questo dato riflette una combinazione di fattori strutturali, tra cui la precarietà del mercato del lavoro, la debolezza del tessuto sociale e l’inadeguatezza dei servizi di supporto.La dispersione scolastica, una piaga che affligge la Sardegna più di qualsiasi altra regione italiana, è un altro indicatore preoccupante. Il 17,3% dei giovani tra i 18 e i 24 anni si ritrova con solo la licenza media, senza alcun percorso formativo, un’esperienza che segna un percorso di vita con ripercussioni economiche e sociali a lungo termine.Nonostante alcune flebili luci, come l’aumento dei posti disponibili nei servizi educativi per l’infanzia (35,2 ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni, superiore alla media nazionale), persistono profonde disuguaglianze territoriali. Solo il 39% dei comuni è effettivamente coperto da tali servizi, evidenziando un divario significativo rispetto alla media nazionale (64,4%).La frammentazione delle famiglie, con il 22,5% delle famiglie sarde con minori che risulta monogenitoriale (il valore più alto d’Italia), contribuisce a una maggiore vulnerabilità dei minori, che spesso si trovano a dover affrontare difficoltà economiche e emotive senza un adeguato supporto.La situazione sanitaria desta particolare allarme: la perdita di oltre 30 pediatri rispetto al rapporto precedente, la crescente prevalenza di obesità infantile (6,7% in aumento) e la presenza diffusa di punti nascita con un numero di parti inferiore a 500 all’anno (il 58% del totale sardo) evidenziano un sistema sanitario sotto pressione, incapace di garantire un’adeguata assistenza alle nuove generazioni. Questi elementi, presi nel loro complesso, delineano un quadro critico che richiede interventi mirati e strategie di sviluppo a lungo termine per garantire un futuro più equo e prospero per i bambini e gli adolescenti sardi.
Sardegna a rischio: allarme sul futuro dei giovani
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