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Sarule, allevamento al centro di una battaglia legale sulla LSD

Il caso dell’allevamento di Sarule (Nuoro) e del focolaio di dermatite nodulare contagiosa bovina (LSD) si trascina in una complessa battaglia legale, con il Consiglio di Stato che ha sospeso, almeno temporaneamente fino al 3 settembre, l’abbattimento di ulteriori 40 capi di bestiame.

Questa decisione, a stretto giro di posta rispetto a un precedente decreto del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Sardegna, solleva questioni cruciali di diritto amministrativo, tutela del patrimonio zootecnico e, non ultimo, del benessere animale, intrecciandosi con la delicata gestione di un’emergenza sanitaria.

Il provvedimento del Consiglio di Stato, pur in assenza di una previsione generale di appellabilità, ha riconosciuto l’ammissibilità dell’appello, ribaltando la decisione del TAR.

Questa eccezione alla regola, motivata dalla necessità di evitare un danno irreparabile all’allevatore e potenzialmente ad altri soggetti coinvolti, evidenzia un principio fondamentale: la tutela della legalità processuale e l’effettività della giustizia amministrativa.
L’azione del giudice amministrativo deve garantire la valutazione collegiale dei diritti in gioco, evitando decisioni affrettate che possano compromettere diritti fondamentali.

La vicenda non si esaurisce in una mera disputa legale.
La LSD, malattia virale trasmessa da artropodi vettori (principalmente mosche e zecche), rappresenta una seria minaccia per la zootecnia sarda, un settore economico e culturale di primaria importanza.

La presenza di 36 focolai sull’isola testimonia la gravità della situazione e la difficoltà di contenerne la diffusione.

L’abbattimento preventivo, sebbene necessario per arginare l’epidemia, incide pesantemente sul reddito dell’allevatore e sul patrimonio zootecnico, generando un conflitto tra l’imperativo della salute pubblica e il diritto alla proprietà privata.

La sospensione dell’abbattimento solleva interrogativi sull’approccio più efficace per affrontare l’emergenza.
L’utilizzo del vaccino obbligatorio, peraltro, è oggetto di un ulteriore punto di contesa, in quanto il vaccino in uso non è autorizzato dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), sollevando dubbi sulla sua efficacia e sicurezza.

L’avvocato Raffaele Soddu, difensore dell’allevatore, suggerisce un’alternativa: la disinfestazione mirata a ridurre la popolazione di insetti vettori, una misura che potrebbe rivelarsi più sostenibile nel lungo termine e meno traumatica per il bestiame.
Inoltre, la vicenda si inserisce in un contesto più ampio di crescente sensibilità verso la tutela degli animali.
La recente modifica del Codice Penale, che prevede una maggiore protezione del benessere animale, riflette una trasformazione culturale che impone una riflessione più attenta alle implicazioni etiche delle scelte gestionali in ambito zootecnico.

La questione non è solo quella di combattere una malattia, ma anche di farlo nel rispetto della dignità e del benessere degli animali, trovando un equilibrio tra la necessità di proteggere la salute pubblica e il riconoscimento di valori etici fondamentali.
Il 4 settembre, la Camera di Consiglio del Consiglio di Stato deciderà sull’istanza cautelare e, potenzialmente, sul merito della questione, sperando in una soluzione che possa conciliare le diverse esigenze in gioco.

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