La vicenda che coinvolge il Comune di Sassari rappresenta un caso emblematico di gestione inadeguata del rapporto di lavoro e delle risorse pubbliche, sollevando interrogativi sull’applicazione corretta della normativa nazionale ed europea in materia di contratti a termine. La sentenza definitiva della Corte di Cassazione, che conferma le decisioni della Corte d’appello di Sassari, impone al Comune il risarcimento di 22 lavoratori precedentemente assunti con contratti a termine tra gli anni Ottanta e il 2011, per un ammontare complessivo stimato a circa 654.000 euro, comprensivo delle spese legali.L’illegittimità dei contratti non deriva da una mera irregolarità formale, ma da una carenza strutturale nella loro giustificazione. I giudici hanno evidenziato come l’utilizzo reiterato e generalizzato di contratti a termine per l’assunzione di personale destinato a svolgere mansioni di natura stabile e continuativa, tipiche dell’attività di un Ente locale, rappresenti una violazione dei principi che regolano la materia. Non si è verificata la prova di ragioni tecniche, organizzative, produttive o sostitutive che potessero legittimare la scelta del contratto a termine, un requisito fondamentale per la sua validità.La decisione della Cassazione non accoglie le richieste di trasformazione dei contratti in tempo indeterminato, ma sottolinea la gravità dell’errore amministrativo. L’analisi giuridica ha esaminato la questione sotto una duplice prospettiva: quella nazionale, che disciplina i rapporti di lavoro subordinato, e quella europea, che impone agli Stati membri di garantire la parità di trattamento e di non discriminare i lavoratori.L’utilizzo distorto del contratto a termine, in questo caso, ha comportato una forma di precarietà prolungata per i lavoratori coinvolti, che si sono trovati a ricoprire ruoli essenziali per l’ente locale, spesso per anni, con la costante incertezza legata alla durata del loro impiego. Tra il personale interessato figurano figure professionali diversificate, quali giardinieri e autisti, ruoli fondamentali per il funzionamento dell’amministrazione comunale.La vicenda solleva, inoltre, una riflessione più ampia sulla necessità di una gestione più responsabile e trasparente delle risorse umane negli enti pubblici, evitando l’abuso di strumenti contrattuali che, pur essendo legittimi in determinate circostanze, possono facilmente degenerare in una forma di sfruttamento del lavoro e di elusione delle tutele previste dalla legge. La sentenza rappresenta un monito per tutte le amministrazioni pubbliche, invitandole a rivedere le proprie politiche in materia di contratti a termine e a privilegiare forme di rapporto di lavoro che garantiscano maggiore stabilità e certezza per i lavoratori. L’episodio sottolinea l’importanza di una cultura amministrativa improntata al rispetto del diritto del lavoro e alla valorizzazione del capitale umano come risorsa fondamentale per lo sviluppo territoriale.
Sassari, 654.000 euro di risarcimenti: sprechi e precarietà al Comune
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