Questa mattina, in una sequenza di azioni coordinate che hanno investito diverse città italiane – Sassari, Roma, L’Aquila, Milano, Torino, Reggio Emilia, Foligno – un gruppo di attivisti di Ultima Generazione ha intensificato la pressione sul governo in merito alla questione dell’IVA sui beni essenziali. L’azione, che si inserisce nell’ambito della campagna “Il Giusto Prezzo”, ha visto un gruppo di quattro persone a Sassari interrompere simbolicamente il flusso di operazioni in un supermercato di via Predda Niedda, dopo aver completato una normale spesa. L’interruzione, e le azioni simultanee replicate in altre località, non rappresentano un episodio isolato, ma un’escalation strategica volta a catalizzare l’attenzione pubblica e a sollecitare un intervento politico concreto. Gli attivisti, consapevoli delle possibili conseguenze legali, si sono preparati ad affrontare l’identificazione e le perquisizioni da parte delle forze dell’ordine, come precedentemente accaduto in azioni simili.L’obiettivo primario del movimento è raggiungere un significativo numero di adesioni – puntando a superare le 100.000 entro l’11 ottobre – per avviare un boicottaggio nazionale di ampia portata. L’azione mira a esercitare una pressione economica tangibile sul sistema della grande distribuzione organizzata, attualmente percepito come responsabile di dinamiche distributive inique e di un fardello fiscale eccessivo sui beni di prima necessità.Alessandro, uno degli attivisti coinvolti, ha esplicitato la profonda indignazione che alimenta la protesta. La sua critica si concentra sull’applicazione indiscriminata dell’IVA, che colpisce l’intera popolazione, indipendentemente dal reddito, mentre l’assenza di una tassazione mirata sui beni di lusso appare come un’inaccettabile disparità. Questa percezione di ingiustizia, secondo gli attivisti, contribuisce a situazioni di grave disagio economico, con ripercussioni che si estendono oltre i confini nazionali, come il riferimento alla situazione a Gaza e a Capo Frasca.La protesta non si limita a una critica fiscale. Essa si pone come una denuncia di un sistema economico percepito come intrinsecamente ingiusto, in cui i profitti della grande distribuzione sembrano prevalere sul benessere dei cittadini. Il boicottaggio, dunque, si configura come uno strumento di resistenza, un atto simbolico volto a richiamare l’attenzione sulle disuguaglianze strutturali e a sollecitare un cambiamento radicale nelle politiche economiche e distributive. L’11 ottobre, data cruciale per l’inizio del boicottaggio di massa, rappresenta una linea di demarcazione, un ultimatum al governo affinché mantenga le promesse di riforma fiscale e ponga fine a una situazione giudicata insostenibile.
Ultima Generazione: Proteste Coordinate in Tutta Italia per l’IVA sui Beni Essenziali
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